CONCERTO DI CAPODANNO CON IL CORO DEL PARLAMENTO DI LONDRA / LA RECENSIONE

(di Sabrina Vecchi) Dopo il fuori cartellone all’insegna del gospel americano, si è aperta ufficialmente con il Concerto di Capodanno la Stagione Musicale del Teatro Flavio Vespasiano a cura di ARTeM (Accademia Reatina Teatro e Musica) ed Assessorato alle Culture del Comune di Rieti. Programma della serata decisamente anti tradizionale considerando il repertorio solitamente selezionato per i concerti di Capodanno eseguiti nei teatri italiani: la scelta è infatti caduta sul “Messiah”, celebre oratorio del compositore tedesco naturalizzato inglese Georg Friedrich Händel, eseguito per la prima volta nel 1742 e probabilmente considerato tra i più emblematici esempi di musica sacra di periodo barocco.

Strutturato sulla base di testi di provenienza unicamente biblica, il “Messiah” è oggi un’opera frequentemente rappresentata in terra britannica durante le festività natalizie, seppur talvolta venga ancora mantenuta l’antica consuetudine di associarne il significato al gaudioso evento della Resurrezione celebrato durante la Pasqua.
A rafforzare lo stampo anglosassone dato al concerto la partecipazione straordinaria del Parliament Choir, formazione corale con sede nel celeberrimo Palazzo del Parlamento di Londra, che ha eseguito l’opera in ensamble con il Coro dell’Anghiari Festival e con il Coro e l’Orchestra da Camera dell’ARTeM diretti dal Maestro Simon Over, già membro dell’organico musicale dell’abbazia di Westminster.

Ad impreziosire l’esecuzione, la soprano Lucia Casagrande Raffi, il tenore Carlo Putelli, il contralto Elisabetta Pallucchi ed il basso Davide Malvestio, quattro musicisti di livello internazionale.

“Gli ospiti internazionali hanno soggiornato per svariati giorni in città, il che non nuoce al rilancio turistico ed all’immagine dei nostri territori”, dichiara soddisfatto Marco Bartolomei, presidente dell’ARTeM, cogliendo l’occasione per formulare gli auguri di buon anno a tutti. Un evento che ha riempito il Teatro Flavio Vespasiano fino ai primi ordini di palco, buonissimo riscontro di pubblico quindi tenendo conto del periodo festivo e delle difficoltà negli spostamenti causate dalle rigide temperature degli ultimi giorni. Ed infine, nonostante non fosse compreso nel primo atto eseguito, a corollario della serata tutti in piedi per l’Hallelujah, una tradizione che divenne consolidata quando Re Giorgio II si alzò istintivamente ascoltandolo per la prima volta, e fu subito imitato dagli altri spettatori.

La scelta di proporre una musicalità un po’ di nicchia è stata senz’altro molto formativa per il pubblico come spesso accade con opere poco fruite, e quindi si è materializzata un’ottima occasione per ampliare la cultura musicale degli spettatori. Di contro, considerato lo specifico evento come l’inizio dell’anno, da sempre caratterizzato da festeggiamenti laici, goderecci e ricreativi fino al goliardico, si avvertiva un certo stridìo con un oratorio di stampo sacro, addirittura biblico, inneggiante alla natività, già trascorsa da parecchi giorni.  Senza il brindisi de “La Traviata”, i Valzer di Strauss o la Marcia di Radetzky è sembrata un po’ meno festa. Foto: RENZI ©

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