(di Sabrina Vecchi) È noto che la sottoscritta non scriva generalmente di argomenti sportivi, ma si occupi prevalentemente di cultura, teatro, cinema, libri… Ma quando il libro in questione è l’autobiografia di Dino Zoff, portiere tra i più bravi, giocatore, allenatore, campione del mondo, con un palmarès da far impallidire chiunque, mito per molti se non per tutti indipendentemente dalle tifoserie di club, le cose cambiano e lo sport diventa solo coprotagonista di una storia di vita. “Dura solo un attimo, la gloria”, prima e probabilmente unica prova scritta del grande portiere, edita Mondadori, è stata presentata ieri a Roma in un’affollata libreria del centro. Una storia avvincente tratta da una vita altrettanto avvincente, che il notoriamente schivo e taciturno Zoff decide di mettere su carta spinto dal desiderio di lasciare una sorta di memoriale ai suoi nipotini. Interpellato sull’argomento, risponde con voce flemmatica e occhi commossi che “essendo ormai un anziano di 72 anni con due nipoti piccoli, e notoriamente di poche parole, temo che non avrei avuto altro modo di lasciar loro qualcosa che facesse capire fino in fondo la vita di questo nonno strano che spesso la gente ferma per strada”. Il libro scorre veloce dall’infanzia fino a grandi conquiste e cocenti delusioni, passando per incontri e ricordi di grandi personaggi, dal Presidente Pertini compagno di un memorabile scopone in aereo dopo la vittoria ai Mondiali dell’82, fino a Papa Wojtyla, preoccupato per lui a causa di un “mestiere di grande responsabilità come il portiere di calcio”. Avvicino Dino Zoff con titubanza, ma è solo un istante, poi si alza, mi sorride e sparisce un imbarazzo che si volatilizza quando si è davanti ad un campione caratterizzato da una semplicità ed un’umiltà più uniche che rare, specie nel mondo del calcio troppo spesso ostentato e patinato di oggi. Gli dico che sono di Rieti, e prima ancora che io ponga la domanda è lui stesso che associa la città a Manlio Scopigno. Zoff lo ricorda come piacevole compagno di un periodo di vita in serie A in cui portò il Cagliari ad aggiudicarsi un leggendario scudetto, grande professionista con il quale pur trovandosi avversari sono sempre prevalse correttezza e stima reciproche. E ancora non tralascia di citare la sua nomea di “filosofo” che lo portava a trovare una soluzione imprevedibile ma efficace per ogni situazione. Ma non è difficile comprendere che la cosa che più si fa desideroso di sottolineare di Scopigno è l’origine friulana che li accomuna entrambi, ed aggiunge: “A Rieti sono stato solamente di passaggio, ma se Manlio l’amò come il nostro Friuli al punto da andarci a vivere, deve essere davvero una bella cittadina”. A questo punto l’invito a visitare la nostra città, il nostro stadio di calcio dedicato allo stesso Scopigno, o partecipare come ospite al Torneo che porta il suo nome, è praticamente venuto da sè. Zoff mi sorride sornione, si presta di buon grado alla dedica per la redazione di RietiLife ed in particolare per il nostro Direttore Emiliano Grillotti -notoriamente di sangue bianconero- , poi torna a firmare un’alta pila di copie del suo libro per la folla di ammiratori diligentemente in fila. “Dura solo un attimo, la gloria” di Dino Zoff: il racconto di una vita tra i pali, la nostalgia dell’odore dell’erba, il ricordo di un calcio sano e la storia di una semplice famiglia di contadini friulani in cui nasce un bambino che non potendo permettersi di sprecare le prugne lanciategli da sua nonna, non ha avuto altra scelta che pararle… Foto: VECCHI ©