La Diocesi di Rieti interviene sulla vicenda degli immigrati sgomberati e poi rientrati nelvillino di via Salaria (leggi la nota del Comune).
“L’ufficio Migrantes della Diocesi di Rieti vive con ansia la vicenda dei rifugiati che occupano il villino in via Salaria. Non solo per i fatti in se stessi, ma anche rispetto alle reazioni che in città si colgono sulla vicenda. Preoccupano diversi commenti presenti sulle pagine dei social network. Più o meno si dice: «se non gli sta bene come li trattiamo, se ne tornino in Africa». Talvolta i toni sono anche più duri. Qualcuno lascia intendere che la faccenda si possa risolvere con la violenza. Sono considerazioni che lasciano interdetti. Raccontano una città preoccupante. Gli abitanti del villino sono uomini fuggiti dalle guerre e dalle persecuzioni. Sono stati accolti nel nostro Paese per riconosciuti motivi umanitari, ma hanno avuto la sfortuna di essere affidati a soggetti che hanno approfittato della loro debolezza. Secondo quanto emerge dalle cronache, invece di garantire loro sostegno e integrazione, alcune cooperative hanno usato le risorse pubbliche messe a disposizione dei migranti truffando lo stato. Al di là di una evidente e inaccettabile deriva razzista, dunque, da certi commenti trapela innanzitutto una implicita e assurda solidarietà verso chi ha costretto questi migranti ad una nuova miseria, umiliando non solo loro, ma tutta la comunità. Preoccupa anche una certa indifferenza delle istituzioni. Le condizioni di queste persone erano note da tempo, ma fino ad oggi nulla è stato fatto per rimediare. E dalla stampa si apprende che nonostante le denunce, i prossimi rifugiati in arrivo saranno comunque affidati alle stesse cooperative. Dati i precedenti, viene da chiedersi in che modo vengano valutate le competenze di queste aziende dagli enti preposti. Dispongono davvero di personale specializzato? Hanno i requisiti morali e tecnici per svolgere onestamente questo delicato lavoro? Vogliono realmente prendersi cura di queste persone dal passato difficile per aiutarle a costruirsi una vita onesta nel nostro Paese? O piuttosto, ancora una volta, vedremo la vita stessa delle persone ridotta ad una merce da sfruttare? Il modo in cui si stanno gestendo i problemi di questi giorni non fa ben sperare. Anzi, accresce il timore che fra qualche tempo saremo di nuovo a confrontarci con le tristi risultanze dell’indifferenza e dell’avidità umana”. Foto (archivio) RietiLife ©