Tredici volte capocannoniere della Serie A, più di venti trofei in bacheca, ma soprattutto duecento presenze e 109 gol con la maglia della Nazionale. Sono i numeri record di Patrizia Panico, che sabato a Rieti sarà premiata prima dell?inizio del match d?andata della semifinale del play off Mondiale con l?Ucraina. Nessuno in Italia può vantare tante presenze in Azzurro, un curriculum che punta ad aggiornare già sabato allo stadio “Centro d’Italia – Manlio Scopigno” (calcio d’inizio alle ore 15, diretta su Rai Sport 1). “La spinta del pubblico sarebbe davvero molto importante – l’appello di Patrizia – e sono certa che molte persone ci sosterranno allo stadio e davanti alla Tv”
Qual è il segreto per arrivare a giocare 200 partite in Nazionale?
“La coerenza. E io so di aver sempre lavorato bene. Sapere di aver indossato questa maglia 200 volte dà una sensazione indescrivibile”.
La prima volta non si scorda mai…
“Come potrei dimenticarla. Giocavamo contro il Portogallo (8 aprile 1996, ndr), era una gara valida per la qualificazione all’Europeo. Segnai di testa, senza dover nemmeno saltare per colpire il pallone. Il salto, molto alto, l’ho fatto subito dopo per esultare, tanto che le mie compagne mi presero in giro, dicendo… hai saltato più per l’esultanza che per fare gol”.
Il primo a convocarti in Nazionale fu Sergio Guenza.
“E se c’è una persona che devo ringraziare è lui. Mi ha fatto capire che lavorando in un certo modo avrei potuto fare qualcosa di importante, anche se allora non avrei mai immaginato di arrivare a collezionare 200 presenze in Nazionale”.
Con il passare degli anni molti giocatori per restare su alti livelli sono più attenti all’alimentazione, a volte cambiano le abitudini notturne. Hai dovuto fare dei sacrifici in più in questi ultimi anni?
“Quando ho iniziato a giocare ero più grassottella, fu proprio Guenza a dirmi che avrei dovuto mettermi a dieta. Da allora non ho cambiato niente nella mia preparazione, ho sempre mantenuto una certa rigidità. Se oggi capita di far tardi una sera è vero che il giorno dopo sto a pezzi, per questo cerco di evitare le ore piccole (ride, ndr)”.
Con Carolina Morace sei considerata l’icona del calcio femminile. Avverti questa responsabilità?
“Sinceramente non mi pesa affatto, so di essere un esempio per le più giovani e mi fa piacere. Mi sono sempre impegnata al massimo e oggi so di aver raggiunto una certa maturità”.
Ti rivedi in qualche tuo collega in campo maschile?
“Anche se la fede calcistica è diversa, in molti mi paragonano a Francesco Totti. Io fatico però a identificarmi con i colleghi uomini, anche se capisco che si cerchino paragoni con il calcio maschile”.
L’ultima volta che la Nazionale Femminile ha raggiunto la qualificazione al Mondiale è stato quindici anni fa e negli Stati Uniti c’era anche una certa Patrizia Panico. Segnasti due reti, ma non bastarono a passare il turno…
“È naturale che l’obiettivo sia tornare a giocare la fase finale del Mondiale, un traguardo che in questo momento sarebbe fondamentale raggiungere non solo per noi ma per tutto il movimento femminile”.
Il presidente Tavecchio ha sempre sottolineato la necessità di una crescita del calcio femminile…
“E non sono parole al vento. Percepiamo il cambiamento, un’attenzione diversa anche dal punto di vista mediatico. La riduzione delle squadre nella massima serie porterà ad una crescita del livello tecnico del campionato, favorendo la possibilità di vendita del prodotto. Nel calcio maschile il mercato è quasi saturo, mentre il nostro movimento può crescere ancora tantissimo”.
Condividi l’idea di affiancare ai top club maschili una squadra femminile?
“È evidente che appoggiarsi a strutture consolidate è più semplice. E poi è normale che una ragazzina sia più affascinata dall’idea di andare a giocare con la Lazio o la Roma che con una squadretta di quartiere”. (da comunicato della FIGC) Foto: FIGC ©