Felice Costini, presidente di Area Rieti, rivendica il proprio diritto a fare il saluto romano: il tutto alla luce di una recente sentenza che lo considera un reato. Quella che pubblichiamo è la nota inviata alla stampa da Costini.
«A Milano l’ex consigliere provinciale di AN, Roberta Capotosti è indagata per aver fatto il saluto romano, durante il presente a Sergio Ramelli, giovane militante missino massacrato dai comunisti negli anni 70. Insieme con Lei altri ragazzi presenti alla cerimonia hanno ricevuto avvisi di garanzia dalla procura di Milano per lo stesso motivo; il tutto a pochi giorni da una sentenza della corte costituzionale che ha ribadito che il saluto con il braccio alzato, va considerato reato, manifestando apologia per il regime fascista, la cui “pericolosità” sociale è ancora un “grave rischio” per la democrazia nel nostro paese. In una Nazione in cui tutti hanno diritti che debbono essere difesi,dai gay, ai migranti, ai cani abbandonati, in una Nazione in cui si invoca la grazia per Corona, “inadatto” alla vita carceraria, in cui ci si preoccupa di essere garantisti per ladri, stupratori, speculatori, non si ha il diritto di onorare i propri morti. La cerimonia del presente è un rito antico, con cui i legionari romani commemoravano i propri caduti, mutuata nei secoli da vari corpi dell’esercito, e che fu ripresa dal Fascismo per rendere omaggio ai martiri della rivoluzione. Un rito con cui si ribadisce la “presenza” spirituale appunto di quanti sono caduti combattendo. I militanti del Fronte della Gioventù negli anni ’70 l’assunsero come rito per rendere onore e ricordare le decine di ragazzi di destra uccisi in quella guerra civile dimenticata che furono gli anni di piombo. In 30 anni mai si sono registrati incidenti, o problemi nel corso di cerimonie in cui quel che conta non è il significato politico, ma la coesione comunitaria che lega negli anni diversi generazioni di militanti. Oggi alcuni magistrati non hanno trovato nulla di meglio che rispolverare una legge vecchia, inutile, anacronistica per cercare di punire donne ed uomini colpevoli di voler conservare la memoria dei propri morti. Un atto indegno, tipico di paesi totalitari, un’azione da vera polizia del pensiero. Il reato di opinione in democrazia è già di per se un’aberrazione, punire chi ricorda le proprie vittime è un atto infame. Per questo venerdì 10, nel corso dell’incontro organizzato ai Cubi alle 17.30, per presentare il bilancio del merkatino 2014 e del programma politico di Area Rieti, farò pubblica confessione (senza alcuna contrizione o pentimento) di aver fatto anche io il saluto romano ogni anno,durante le cerimonie dei presenti , e soprattutto di voler reiterare il reato,dicendo fin d’ora che continuerò a farlo negli anni a venire, leggi ingiuste o meno. Perchè in una democrazia si deve poter essere liberi di salutare i propri morti come si vuole, e soprattutto si deve essere liberi di pensare. Arrendersi alla polizia del pensiero, accettare in silenzio l’imposizione dell’altrui volontà sarebbe un tradimento per quanti hanno lottato, pagato per difendere le proprie idee. Per cui signori magistrati se ritenete giusto processare i ragazzi di Milano, arrestate anche me, perchè sono orgogliosamente colpevole di LIBERO PENSIERO». Foto: RietiLife ©