Continua la polemica sull’inversione del senso di marcia in via Vazia. In tanti hanno espresso perplessità sulla raccolta firme attivata per portare il Comune all’inversione e decine di reatini, hanno segnalato i disagi che questa decisione, nella prima giornata, ha portato alla circolazione tra Piazza Tevere e Campoloniano. Una lettrice, Alessia Chiaretti, fa luce sulla vicenda della petizione. “Avendo assistito, nella giornata di ieri, alla pioggia mediatica di perplessità, lamentele e insinuazioni sul cambio di senso di via Vazia – scrive Chiaretti – vorrei dire la mia sulla questione. La petizione esiste, per chi l’avesse messo in dubbio; l’ho scritta io su richiesta dei miei familiari, residenti in via Vazia, e di altri residenti nel primo tratto che si sono poi occupati di raccogliere le firme. L’intento non era certamente far “sprecare soldi” al Comune, come ho letto in alcuni commenti, e neppure paralizzare il traffico del quartiere Piazza Tevere. Il primo tratto di via Vazia – che dovrebbe essere, secondo il (buon) senso civico, una strada a servizio del traffico locale in quanto piuttosto stretta e parallela alla ben più comoda via del Terminillo, viene regolarmente imboccato a forte velocità dagli automobilisti che la utilizzano come “scorciatoia” per immettersi su via De Gasperi in direzione Villa Reatina evitando il semaforo sulla terminillese. Le blande strategie adottate in passato dall’amministrazione comunale per salvaguardare la sicurezza dei residenti (dossi artificiali, controllo della velocità con autovelox e telelaser) non hanno avuto nessun risultato, lasciando così i pedoni esposti a continui pericoli. Credo (e spero) che la decisione di invertire il senso di marcia sia stata presa su basi più concrete della sola petizione, nella quale i residenti invitavano l’amministrazione comunale a preservare la loro incolumità suggerendo questa soluzione. Si potrebbe, ad esempio, chiedere lumi in Comune. Posso immaginare che il caos creatosi ieri sia imputabile unicamente alla novità, in quanto esiste una viabilità certamente più adeguata al traffico urbano (via Salaria, viale Togliatti/via De Gasperi, via del Terminillo). Personalmente credo anche che non abbia molto senso urlare e strepitare perché si è costretti a rivedere i propri percorsi abituali impiegando forse due o tre minuti in più quando la nostra città è afflitta da problemi ben più macroscopici: non possiamo star fermi centoventi secondi al semaforo sulla terminillese ma per raggiungere Roma possiamo impiegare anche tre ore se c’è traffico sulla Salaria, se dobbiamo o vogliamo utilizzare i mezzi pubblici la scelta è fra gli sporchi e fatiscenti autobus del Cotral o la pittoresca littorina Terni/Sulmona, non abbiamo più un nucleo industriale e via dicendo. Mi piacerebbe – chiude Alessia Chiaretti – leggere e sentire cittadini indignati, e con la stessa veemenza, per una qualsiasi di queste cose”. Foto: Emiliano GRILLOTTI ©