(da corriere.it) Accadeva qualche giorno fa che un ragazzo, Enrico Battisti, affetto dalla sindrome di down facesse sognare l’Italia con il suo 100 alla maturità. Oggi l’impresa al quadrato la compie Andrea Paolucci, ventottenne di Rieti (Antrodoco per la precisione, ndr) da poche ore dottore in Scienze della Formazione e del Servizio Sociale. La sua tesi, “La mia vita nel Pozzo”, è la storia del suo percorso verso il traguardo della laurea e di come, grazie ai social network, sia riuscito ad uscire da quella che definiva una “gabbia”. Andrea, infatti, è autistico. Il disturbo di cui soffre non gli ha mai consentito di vivere appieno una vita normale, impedendogli di comunicare con la famiglia e di crearsi delle amicizie. Poi, con la scrittura, gli si è aperto un mondo. È riuscito a proseguire gli studi e, sempre con l’aiuto di una tastiera, ha centrato un esame dopo l’altro ma, soprattutto, ha abbattuto quelle barriere che non gli permettevano di relazionarsi con gli altri. Particolare è stata anche la sua seduta di laurea: nella parte iniziale sono state mostrate delle slide, mentre Andrea ha risposto alle domande della commissione con la messaggistica istantanea. Il suo traguardo è la prova che, con gli strumenti opportuni, anche un disturbo altamente invalidante come l’autismo può essere efficacemente combattuto in modo da garantire a chi ne soffre una vita quanto più possibile serena. «Io vivo in un pozzo, sto pensando a cosa potrei fare con Facebook», si chiedeva sul suo profilo un anno fa. Oggi, davanti ai genitori, Ines e Virgilio, il tutor universitario Karin Blasetti ed il professor Alessandro Vaccarelli, relatore, nel Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila, è arrivata la risposta: dottore, con voto di laurea 110 e lode. Foto: da Facebook ©