Ci sono anche tre allevatori della provincia di Rieti tra le 65 persone denunciate nell’ambito dell’inchiesta su carne bovina infetta e venduta sul mercato come di razza chianina. Da stamattina i sequestri dei Nas in tutta Italia. I militari del Comando per la Tutela della salute hanno eseguito 78 decreti di perquisizione e sequestro in diverse provincie da nord a sud nell’ambito di un’indagine, denominata Liò e condotta dal Nas di Perugia, relativa all’illecita commercializzazione di bovini infetti, con marchi auricolari contraffatti e dichiarati falsamente di razza pregiata. Tra le province coinvolte, c’è anche quella di Rieti. Gli allevatori coinvolti in provincia, come riportato dal Messaggero, sono tre. Gli allevatori ospitavano nelle loro stalle bovini in prevalenza provenienti dalla Puglia e che da Rieti raggiungevano poi altre destinazioni, dopo opportuna contraffazione. LE RASSICURAZIONI In giornata, il sindaco Petrangeli ha escluso rischi per il capoluogo. “Ha raggiunto telefonicamente i vertici del Nucleo antisofisticazione e sanità dell’Arma dei Carabinieri di Perugia – informa il Comune in una nota – per sincerarsi in merito agli sviluppi dell’indagine. Il sindaco, avendo appreso dalla stampa del presunto coinvolgimento nella stessa vicenda anche di soggetti della provincia di Rieti, ha chiesto agli inquirenti di essere informato tempestivamente nel caso in cui sia necessario emettere specifiche ordinanze a tutela della salute pubblica. Il Nas, pur mantenendo il riserbo dovuto sulle indagini in corso, ha tenuto a precisare che nel territorio reatino, e nello specifico nel capoluogo, non ci sono rischi per la salute pubblica e gli accertamenti compiuti sono marginali rispetto a quanto accertato altrove”. Inoltre il capitano dei Nas, Marco Vetrulli, ha fatto sapere, relativamente all’intera operazione, che “nessuna fetta di carne infetta è arrivata nel piatto di qualche consumatore’’, “abbiamo bloccato tutto prima”. Foto: RietiLife ©