Di seguito l’editoriale del mese di Giugno di Format, a firma diStefania Santoprete.
Da ogni viaggio si torna col cuore e gli occhi colmi, portando con sé nuove esperienze e molte riflessioni.
La Storia di una nazione è la sua ricchezza, da ogni punto di vista. C’è chi ne ha in formato ridotto ma sa venderla bene e c’è chi pur avendone in quantità non riesce a trasformarla in motore trainante. Qualsiasi cosa in Italia potrebbe essere trasformata in ‘tesoro’, abbiamo giacimenti di Oasi naturali, di Aree archeologiche, di Dimore storiche, di Luoghi sacri, di Paesini medievali, di Monti, Fiumi, Laghi, Mari, di Chiese e Castelli, Cattedrali e Basiliche, di Teatri ed Arene, di Musei e Palazzi, di Giardini e Parchi… Insomma, abbiamo tutto ciò che occorre per trasformarci nella mèta più sognata ed ambita da ogni turista, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo… un mare di incompetenza e di cattiva gestione. Sembra incredibile, ma nonostante il nostro patrimonio artistico, storico e culturale, di gran lunga superiore a qualsiasi altro Paese del mondo, siamo solo al quinto posto nella classifica del turismo internazionale. Questo è dovuto alla pessima organizzazione che ci contraddistingue da troppo tempo ormai, difficoltà di prenotazione degli alloggi e scarsità di strutture ricettive in luoghi adeguati, trasporti pubblici inesistenti o inutili, siti storici abbandonati a se stessi e privati di qualsiasi interesse, trasformati in luoghi di tristezza. L’Italia è valutata soltanto al 79esimo posto per la misura con cui il governo ritiene prioritaria l’industria turistica (Rapporto 2014), mentre la Spagna è decima in questa classifica e la Francia 35esima. La nostra capacità di accoglienza vale tra i 45 e i 50 milioni di turisti all’anno contro i 57 della Spagna e gli 80 della Francia. Da mettersi le mani nei capelli ed urlare “Facciamo qualcosaaaaaa!”. Innanzitutto smettiamola di rimanere imbalsamati in una visione ormai obsoleta rispetto alle memorie storiche che conserviamo. Viaggiare ti insegna che c’è molto più rispetto in alcune opere il cui intervento di restauro risulterebbe per noi inammissibile ma giova alla fruibilità, che nel nostro considerare ‘intoccabile’ un patrimonio che rischia di trasformarsi in un cumulo di sassi e macerie presto spazzato via da un acquirente straniero. Poi cerchiamo di uscire fuori da una visione in cui la Cultura sia argomento riservato a pochi eletti, pervasa da un’aurea di sacralità e snobbismo. Ho ricevuto due grandi lezioni dal Paese che ho visitato (non scendo nei particolari perché credo siano ininfluenti rispetto all’argomento): si impara facendo e si studia guardando.
Altra riflessione: ogni Museo, ogni Mostra, ogni Evento (non solo riservati ai bambini, ma anche quelli di forte valore culturale) prevedeva uno spazio interattivo per i visitatori. Non si era osservatori statici e passivi, ci si trasformava a seconda del tempo e del luogo, attraverso le nuove tecnologie, in protagonisti dell’ambito in oggetto. E anche senza guida, schermi ultrapiatti giganti o piccole bacheche interattive raccontavano con filmati di repertorio la storia di quei locali o di quella fabbrica. Plaudo quindi alle iniziative del nostro Museo che ha già una postazione gioco dedicata a Vespasiano e varerà presto l’inserimento di codici Qr-Code (una griglia quadrata di blocchi bianchi e neri, che contiene un indirizzo internet e che permette di aprire il link tramite una semplice foto con smartphone/tablet per ottenere informazioni sulle opere esposte) ma mi piacerebbe che nuove tecnologie investissero anche le risorse turistiche della nostra città, in modo nuovo e sorprendente.
Altro aspetto: i luoghi in cui “si apprende” debbono essere un piacere per gli occhi e per lo spirito. Imparare in un ambiente pervaso da bellezza vuol dire predisporre l’animo ad alimentarsi. Il fatto poi che queste strutture avessero ampi spazi circostanti, anche verdi, permetteva di usufruirne appieno: un’allegra folla colorata prendeva un caffè, mangiava o leggeva durante una pausa. E’ quello che mi auguro accada presto: che ai nostri ragazzi e ai nostri insegnanti venga restituita la dignità di un luogo sicuro e confortevole, dotato degli strumenti giusti. E’ il bene primario di uno Stato quella gioventù che cresce ed impara, soddisfatta di farlo: è in questo che dobbiamo investire, nel nostro futuro.
A tal proposito, nel nostro piccolo, abbiamo il vanto di una Biblioteca Paroniana bella per estetica e all’avanguardia per contenuti: vogliamo augurarci possa essere trasformata presto in luogo accogliente anche all’esterno, senza veder nascere cartelli di divieto, ma per poter contribuire a dare una nuova visione di ciò che si intende per ‘fare cultura’. (di Stefania Santoprete) Foto: FORMAT ©