Forza Italia inaugura la campagna elettorale a Rieti con un pezzo da novanta della politica europea. È il vicepresidente della Commissione Europea e numero due del Partito Popolare Europeo, Antonio Tajani, ad aprire le danze verso la competizione elettorale del 25 maggio, per il rinnovo del parlamento europeo. L’incontro, che si è aperto con l’inno nazionale e con gli interventi dei sindaci, tra cui Ermini di Cittaducale, Calisse di Borgorose e Grassi di Antrodoco (grandissimo amico di Tajani) è stato preceduto dalla visita alla scuola Forestale di Cittaducale e alla cattedrale di Rieti, dove ha incontrato il vescovo Delio Lucarelli. Corsi e ricorsi: Tajani accompagno Berlusconi nella visita al vescovo il 18 maggio 2007, quando l’ex premier era in città per sostenere la ricandidatura a sindaco di Giuseppe Emili e finì immortalato in una foto che ha fatto il giro del mondo, scattata da Emiliano Grillotti sotto gli archi del vescovado (guarda). Tajani, dopo il convegno dal titolo “L’Europa che vogliamo, i nuovi fondi europei per lo sviluppo e le imprese”, utile per illustrare a imprenditori e amministratori locali le opportunità dei fondi europei, ha incontrato una rappresentanza sindacale della Schneider. Il commissario europeo ha passato in rassegna gli aspetti migliori e peggiori del vecchio continente, sottolineando la centralità del voto del 25 maggio. “Serve più Europa nel mondo e più Italia in Europa – sostiene – bisogna saper anche dire dei no sul tavolo europeo. È sbagliata una politica basata solo sul fiscal compact, sul rigore dei conti”. Immancabile un passaggio sull’euro, “moneta troppo forte per la nostra economia – osserva – il cambio con il dollaro è passato negli anni da 0.8 a 1.4. Questo provoca seri problemi per l’esportazione delle merci nazionali. E allora bisogna cambiare le regole del gioco. Cioè cambiare le prerogative della Bce. È nata con un compito, impedire l’inflazione, ma oggi il problema è la deflazione”. A chi spinge per l’uscita dall’euro, Tajani risponde che questa decisione farebbe schizzare l’inflazione al 20%, provocherebbe il fallimento di banche e imprese e il ritorno ai dazi doganali. “Capisco la rabbia – afferma – ma la soluzione non è uscire dall’euro, bensì cambiare le regole che lo disciplinano. E poi bisogna tornare a fare una politica industriale seria. Lo vedete anche qui a Rieti quante aziende hanno chiuso. È indispensabile”. (Redazione) Foto: Emiliano GRILLOTTI ©