Pubblichiamo la nota di Chicco Costini di Area-Prima l’Italia Rieti FdI-Alleanza Nazionale circolo Oltrelinea in seguito alla vicenda di Largo San Giorgio (leggi 1) (leggi 2).
Ho sempre pensato che i problemi politici non si possano risolvere attraverso i tribunali, pur non essendo un garantista, ma sono altrettanto convinto che chi si assume la responsabilità e l’onore di rappresentare i cittadini, non possa avere ombre di alcun tipo soprattutto di natura giudiziaria. Quanto sta accadendo in queste ore sulla questione Piazza San Giorgio, l’indagine in atto, non mi colpisce pertanto per il suo risvolto legale, convinto che sia compito dei magistrati provare o meno la colpevolezza dei protagonisti. Quello che realmente mi colpisce sono i nomi degli stessi protagonisti, che creano uno scenario tante volte ipotizzato, che oggi prende forma e sostanza: la Fondazione Varrone, con il potentissimo presidente De Sanctis, il progettista e direttore dei lavori, attuale assessore all’urbanistica, l’archiettetto Cecilia, e la ditta, forse meno nota, dell’imprenditore Ferretti, colui che per intenderci mise sotto accusa l’ex assessore Marzio Leoncini, dando il via ai problemi giudiziari che interessarono la precedente amministrazione. Strano, molto strano in pochi anni questi personaggi hanno prima delegittimato una parte del centrodestra, poi realizzato varie opere discusse, di cui largo San Giorgio è la più importante ma non l’unica, e poi, sfruttando errori e superficialità dei predecessori, preso in mano l’amministrazione. Il sottoscritto, anche se non è bello citarsi, aveva fin dall’insediamento della giunta Petrangeli, denunciato la connivenza tra la nuova maggioranza e quel centro di potere che risponde al nome di Fondazione Varrone, connivenza che al di là dei risvolti giudiziari, poneva un’ombra oscura sulla reale indipendenza dei giovani amministratori giunti a palazzo di città in nome della trasparenza. Oggi questo “rapporto incestuoso” trova una prima (e forse non unica) conferma, a dimostrazione che al di là delle belle parole, delle poesie, e dei proclami oggi un gruppo di potere, chiaramente identificato, tiene in pugno la città; un gruppo di potere, è bene sottolinearlo, che non ha il primo posto gli interessi pubblici, ma chiari e precisi obiettivi particolari. Io credo che oggi non sia solo l’assessore Cecilia a dover dimettersi, ma direttamente il Sindaco, che di questo strano connubio tra fondazione bancaria e politica, è perno e soggetto primo, con tanto di scuse alla città. E si perché questo “rapporto incestuoso” non ha prodotto solo piazzetta largo San Giorgio ma pure la querelle sul piano integrato di Campoloniano (ricordate, “tutto questo casino per un cartello” ?) , l’accelerazione sulla lottizzazione di porta d’Arce, lo spostamento dell’intera stagione culturale dal centro storico nella piazza “De Sanctis”, ma anche la paralisi completa dell’urbanistica cittadina, quasi a garantire solo ad alcuni la possibilità di realizzare, rallentando tutto il resto, distrutto il commercio cittadino, colpito duramente tutti coloro che erano individuati come avversari dell’amministrazione. Ed il Sindaco è stato regista ed attore di questa “rivoluzione”, anzi “controrivoluzione” portata avanti dai nipoti del vecchio cerchio di potere di questa città, quello per intenderci che fu scalzato nel ’94 da Cicchetti. Oggi è il momento di una presa di coscienza, forte da parte della città, che deve ribellarsi a questo tentativo di imporre un regime feudale in città, una presa di coscienza dell’opposizione, che deve scrollarsi di dosso il passato e proporre un nuovo progetto per uscire dalla crisi, una presa di coscienza del PD, che non può continuare ad avere il ruolo di comprimario sciocco del Sindaco, una presa di coscienza di quanti con troppa facilità affermavano: i problemi di oggi sono responsabilità del passato. E spero, anche se non ci credo, che l’attuale assessore all’urbanistica abbia almeno l’umiltà di chiedere scusa per le parole ingenerose da lui usate sulle precedenti gestioni, soprattutto tecniche ed amministrative: qualcuno può aver sbagliato per aver voluto troppo fare, ma non certo per interessi personali, come potrebbe venir fuori da questa inchiesta. Foto: RietiLife ©