Di seguito l’editoriale di Format dal titolo ”Apriti Cielo…”, firmato da Stefania Santoprete.
Insopportabili. Velenosi. Sintomo di un’aggressività repressa, della voglia di diventare giudici incontrollati ed incontrollabili, eredità di un passato che torna prepotentemente ogni qualvolta ci siano storie scandalose di cui sparlare con ampia soddisfazione. Così sono apparsi i commenti ‘a caldo’ appena la notizia ha varcato le mura del de’ Lellis.
Non sono i ponti che ci porteranno lontano. Non sono le innovazioni tecnologiche ne’ il progresso che traghetteranno Rieti verso un futuro diverso, è la mentalità a tenerci bloccati in un microcosmo assai simile a quello delle nostre bisnonne che da dietro le imposte semichiuse osservavano il mondo per poi raccontarlo alle commari. Non ci facciamo una bella figura, lo so. Non avrei voluto scrivere questo, nero su bianco, su diecimila copie che girano in cartaceo e finiscono illimitatamente anche in rete ma è tanta la nausea che non posso farne a meno. Dapprima avevo dato la colpa a chi aveva deciso di ‘strillare’ la notizia sulla plancia dell’edicola, poi avevo dovuto ammettere come fosse stato naturale che un giornalista mettesse in campo un simile scoop, anche perché quale sarebbe stata l’alternativa? L’oblìo? L’insabbiamento? La ‘sparizione’ del corpo del reato? Il problema (parlo delle prime 48 ore e poi vi spiegherò il perché) non è stato in chi ha pubblicato la notizia ma dell’indelicatezza con cui è uscito da una struttura sanitaria senza che ancora oggi nessuno si sia sentito in dovere di scusarsi. Di come si sono poi diffusi i particolari, arrivando persino a informarci sul numero di letto. Di come lo si è commentato sui social network. Senza rendersi conto che alle persone non si possono sparare addosso parole, come fossero barattoli da buttare giù in un luna park. Le persone hanno occhi, cuore, anima. Confesso di essere stata molto preoccupata per la reazione che la protagonista di questa vicenda avrebbe potuto avere dinanzi ad un’ondata mediatica di questo tipo. Giudicata, etichettata, sbeffeggiata prima che fosse approfondita la vicenda, senza neanche ‘sapere’, senza ‘conoscere’. Scontato l’odio esternato da chi non vedeva l’ora di schierarsi contro la Chiesa invocando la punizione per il mancato mantenimento di una promessa o del voto di castità, meno attesa l’immediata condanna di chi periodicamente inneggia ai comportamenti di umiltà e di comprensione del nuovo Papa, dimenticando la nostra natura ‘umana’, capace anche di sbagliare profondamente, di non riuscire a resistere alla tentazione, di peccare. Dimenticando quanta sofferenza ci potrebbe essere dietro una scelta di coscienza. Non credo sia necessario fare dei ‘distinguo’ che risultano ovviamente scontati, vi assicuro però che la percentuale dei giustizialisti rimane alta. E l’aggravante è che tra un twitter ed un post, sull’onda dell’attualità, sono stati riportati alla luce episodi scabrosi del passato, incuranti del fatto che i diretti interessati o i loro familiari, potessero leggerli. La domanda è ‘queste persone, così libere e disinvolte dinanzi ad una platea aperta e numerosa quale può essere quella di un social network, avrebbero il coraggio di utilizzare gli stessi termini e la stessa sfrontatezza sapendo di avere nella stanza accanto i diretti interessati che li ascoltano?’. Si ha l’impressione che chi utilizza Internet non sia consapevole di quale potenziale distruttivo possa contenere, sebbene notizie di cronaca tornino a raccontarcelo ogni giorno. Un aggettivo, un soprannome, un’offesa vengono amplificati dall’enorme visibilità che ne consegue. Poi d’improvviso cosa accade? Folgorati sulla strada di Damasco dalle parole e dalle opere di chi privilegiava la lieta novella rispetto allo scandalo da marchiare, la curva inizia a diventare discendente sfumando sul buonismo smielato con un cambio di maglia da far invidia al campionato di calcio. E Rieti diventava così, davanti alle telecamere, la ‘città santa’ da prendere come esempio! Alleluja!
P.S. Auguri Roxanne, auguri Francesco. Da domani ci sarà forse una buona mamma in più ed una suora incompleta in meno. Apriti cielo… (senza punto esclamativo, proprio come dice la nostra copertina) e mostra loro un futuro sereno. (Stefania Santoprete) Foto: FORMAT ©