Per iniziativa della Prefettura di Rieti, dell’Archivio di Stato, della Fondazione Museo della Shoah, d’intesa con il Comune e la Provincia di Rieti, verrà celebrato martedì 28 gennaio il “Giorno della Memoria”. Ricco il programma in calendario presso l’Archivio di Stato di Rieti dove, con inizio alle 10, dopo il saluto delle autorità, verrà proiettato il video “Sulle tracce di Isel” del regista reatino Andrea Cherubini, realizzato per la trasmissione televisiva “Geo&Geo” e che racconta una bellissima storia riguardante una vicenda della Shoah intrecciata tra le alpi cunesi, la Francia e Poggio Bustone. A seguire, alla presenza di Leone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoah, verrà presentato e distribuito il libro “La normalità colpevole. Il capo di Farfa e i riflessi della Shoah nei documenti dell’Archivio di Stato di Rieti”, a cura di Roberto Lorenzetti e che sintetizza il lungo lavoro di ricerca effettuato dai ricercatori Roberto D’Angeli, Maria Giacinta Balducci, Rita Filippi, Liana Ivagnes e Marilena Giovannelli. Subito dopo il Prefetto di Rieti, Chiara Marolla, consegnerà la Medaglia d’Onore ai cittadini italiani, militari e civili ed ai familiari dei deceduti deportati o internati nei lager nazisti. La manifestazione sarà accompagnata dall’esibizione degli studenti del Liceo Musicale di Rieti. IL DIRETTORE LORENZETTI “Da sottolineare – fanno sapere dall’Archivio di Stato, tramite le parole del direttore Roberto Lorenzetti – l’importanza di questo lavoro avviato lo scorso anno con l’organizzazione di una mostra storico-documentaria e varie altre iniziative collegate e che ha portato ad indagare, non solo sulla vicenda ebraica nel nostro territorio, ma soprattutto sul campo profughi di Farfa che per un periodo ha funzionato come campo di concentramento per ebrei. Un luogo rimasto oggi in larga misura abbandonato e del quale sembra che sia stata rimossa la memoria e che potrebbe invece essere recuperato magari proprio in funzione di testimoniare le mille storie che ha ospitato. Il libro e l’intera manifestazione sono simbolicamente dedicati a Roberto Gattegno, un bambino nato durate la prigionia dei genitori ebrei ad Amatrice che ha vissuto la sua breve vita nel capo di concentramento di Fossoli e che venne poi deportato ad Auschwitz dove a 10 mesi venne trucidato dai nazisti. è una delle mille storie che in questi giorni vengono raccontate in tutta Italia, ed è necessario continuare a farlo proprio perché non debbano più esserci olocausti nel nostro futuro”. Foto (archivo) RietLife ©