Pubblichiamo di seguito un editoriale delle giornalista reatina Paola Cuzzocrea, che approfondisce il tema della libertà di stampa e lo cala nella realtà del territorio reatino, invitando chi fa informazione (e non solo) a non farsi intimidire da chi vuole zittire la verità.
«“C’è un genere di notizie che noi definiamo scomode. Sono notizie vere ma scomode per qualcuno che conta, che potrebbe esserne danneggiato. Per impedirne la circolazione in casi estremi si arriva a uccidere. In Italia sono stati uccisi undici giornalisti per fatti di mafia e terrorismo. Ma in Italia per impedire la circolazione di una notizia scomoda di solito basta fare ricorso alle intimidazioni, ad aggressioni fisiche, danneggiamenti et similia, oppure all’uso strumentale della legge sulla diffamazione a mezzo stampa, che purtroppo è una legge arcaica e punitiva verso i giornalisti”. Sono incappata per caso in questa frase di Alberto Spampinato, consigliere della FNSI (Federazione nazionale stampa italiana), direttore di Ossigeno per l’Informazione (www.ossigenoinformazione.it), un sito che riporta territorio per territorio, le minacce e intimidazioni di chi, con passione, dedizione e spesso praticamente senza alcun tipo di stipendio o un rimborso spese, cerca di fare emergere la verità, la notizia, a volte mettendo a rischio anche la serenità e l’incolumità di se stesso e dei propri familiari. E da lì mi sono tuffata alla ricerca di dati che rendessero chiaro un quadro che ho davanti da anni e che ho visto scorrermi davanti agli occhi nel mio ruolo di giornalista pubblicista che si è occupata di cronaca locale in provincia di Rieti sperimentando un po’ quasi tutte le tipologie di media, dalle testate cartacee a quelle online, dalle agenzie di stampa alla televisione ai blog e social network: è difficile riuscire a dare la notizia, anche quando vera, anche quando iper documentata, se non si ha alle spalle una testata con un ufficio legale che ti sostiene, oppure se non hai un patrimonio personale notevole. Spampinato riporta infatti che sono tanti gli abusi consentiti dalla legge sulla stampa con cui “un giornalista può essere zittito o rovinato da una richiesta di risarcimento per una cifra superiore alle sue possibilità. Anche se ha scritto una verità sacrosanta, un giornalista può essere citato in giudizio per un milione di euro di penale. Passano anni prima che il giudice stabilisca che quella richiesta è infondata. Di solito i processi si concludono, ma non sempre. E comunque nel frattempo per tre, cinque, dieci anni il giornalista vive una situazione difficile e per non correre rischi accantona quelle notizie. Un giornale citato in giudizio deve anche accantonare il 10 per cento della somma richiesta e iscriverla in bilancio. Talvolta il giudice dà torto al giornale e al giornalista. Esempi in questo senso ce ne sono tanti: l’ultimo in ordine di tempo è quello di Roma Regione, testata giornalistica online diretta da Franco Leggeri, che in questi giorni ha lanciato un appello nell’etere per annunciare la chiusura. “Ora siamo giunti al capolinea, solo e soltanto perché qualcuno sta, non si capisce bene il motivo, facendo opposizione all’archiviazione, proposta dal PM di Rieti, di un vecchio procedimento nei confronti del nostri Direttore difeso, per questo lo ringraziamo, dall’avvocato Gianfranco Paris. Siamo stati, da sempre, la voce libera dei sindacati, di tutti i partiti politici, destra e sinistra, di tutte le associazioni e il nostro giornale ha dato una opportunità a giovani disoccupati di esercitarsi nel lavoro di giornalista, grafico e fotoreporter”, si leggeva in un comunicato di qualche giorno fa, poi seguito dalla decisione della testata di cancellare la pagina di Rieti – mi ha detto Leggeri anche per disgusto verso tutti coloro, politici in primis, che lo chiamavano più volte al giorno per farsi pubblicare per poi sparire ora, nel momento del bisogno – facendo sopravvivere il giornale con un potenziamento su altri territori. C’è poi la vicenda di Rltv mai del tutto chiarita, con una rottura insanabile avvenuta tra editore e redazione che ha fatto sparire di punto in bianco una televisione locale che impiegava oltre 30 persone. Ma ancora: ci sono i tanti blog che popolano l’etere e che sono gestiti da privati o da associazioni senza alcuno scopo di lucro, vittime di querele per diffamazione per aver pubblicato notizie vere, ma che dovranno tenere testa per anni al procedimento giudiziario. L’esempio lampante è quello di una Onlus reatina che aveva messo il proprio logo nella locandina di un evento pubblico insieme a tante associazioni di carattere nazionale per contestare la realizzazione di una infrastruttura. Ebbene, il rappresentante legale del piccolo blog locale è stato querelato per diffamazione nei mesi scorsi per il supposto accostamento all’interno della locandina dell’immagine di un animale (un asino, peraltro simbolo di diversi partiti politici) all’ente querelante, mentre il querelante si è guardato bene dal citare in giudizio le grandi associazioni presenti nella locandina che gli avrebbero dato molto filo da torcere dal punto di vista legale. Un meccanismo che innesca quella che chiamo “paura preventiva” che porta molte redazioni, soprattutto le più piccole e meno tutelate legalmente, ad “evitare rogne” semplicemente cestinando a monte le notizie che “a naso” appaiono più rischiose, un comportamento ovviamente legittimo ma che spiana la strada ai malfattori e riduce il diritto di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Malfattori che non sono solo i classici mafiosi, visto che i giornalisti minacciati o intimiditi in varie forme, tutte gravi, censiti da “Ossigeno” si occupano in maggioranza di corruzione, malaffare, appalti, cattiva amministrazione, politica, sport, e fra loro ci sono autori di quelle inchieste approfondite che ormai non trovano spazio nei giornali e diventano sempre più spesso libri. Forse sarebbe ora anche nella nostra provincia di avviare in questo senso una discussione franca che coinvolga tutti coloro che creano informazione (e quindi non solo i giornalisti, ma anche tutti i produttori di contenuti su web, si pensi ai social network che anche nel Reatino sono molto frequentati, Facebook in primis), perché gli episodi di intimidazione, soprattutto quando si cerca di toccare i “poteri forti” sono palesi a molti ma rischiano di essere sottovalutati, generando una pericolosa assuefazione che indebolisce la vita democratica, riducendo la possibilità dei cittadini di partecipare consapevolmente alla vita pubblica. Ricordiamoci infatti che la libertà di informazione è un diritto fondamentale che influenza tutti gli altri diritti, nel bene e nel male». (Paola Cuzzocrea) Foto (archivio) RietiLife ©