Mattinata di tensione quella di ieri a Palazzo Città. Tra le mura del palazzo comunale, infatti, si è consumata una lite tra il comandante della Polizia Municipale Enrico Aragona e l’avvocato Francesca Silveri consulente ex articolo 90, impegnata per alcuni mesi nello staff del sindaco sulla questione della trasparenza amministrativa. Il risultato dell’alterco ha visto l’avvocato Silveri costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso per un malore conseguente al diverbio avuto con il comandante Aragona. IL FATTO Alla base della tensione, la richiesta del comandante Aragona a Silveri di un documento di identità e del contratto che accertasse la legittima presenza dell’avvocato nelle stanze comunali. La lavoratrice, dopo aver fornito il documento ed esser stata incalzata ancora sulla sua presenza in Comune (avrebbe un contratto sindacale di volontariato, visto che quello di consulenza con il Comune è scaduto il 15 ottobre) ha prima coinvolto il segretario Rosa Iovinella (sono sopraggiunti anche altri dirigenti) e poi, una volta che il dibattito si è fatto ancora più acceso, ha accusato un malore accasciandosi a terra. ARRIVANO CARABINIERI E 118 Immediata la richiesta di intervento del 118 per l’avvocato Silveri, trasportato velocemente al De Lellis per gli accertamenti del caso dopo il malore. In Comune sono arrivati anche i Carabinieri, chiamati per riportare l’ordine nelle stanze comunali. L’avvocato Silveri, secondo quanto trapelato, avrebbe intenzione di sporgere denuncia per l’accaduto. PARLA ARAGONA “Avevo ricevuto ripetute segnalazioni da parte dei dipendenti della presenza in Comune di una persona che pur col contratto ormai scaduto – ha dichiarato Aragona a Il Messaggero – continuava ad utilizzare stanza e computer e svolgere lavoro ordinario. Così mi sono presentato in ufficio per identificarla e chiederle a che titolo fosse lì dentro a lavorare. Sarebbe bastato che mi avesse fornito un documento, cosa che poi ha fatto, e il contratto col Comune, che sto ancora aspettando di vedere, e non sarebbe successo niente. Poi se una persona si sente male solo a sentirsi chiedere la carta d’identità ditemi voi come si fa a fare il proprio lavoro”. (Redazione, fonti: Il Messaggero e Corriere di Rieti) Foto (archivio) RietiLife ©