“Siamo in bilico e questo non dipende dalla capacità delle nostre imprese ma dal mercato e sottolineo che questa ormai non è più una crisi internazionale ma una crisi tutta italiana, da addebitare in buona parte al mondo politico”. Così il presidente della Federlazio di Rieti, Antonio D’Onofrio (nella foto a sinistra), ha commentato i dati dell’indagine congiunturale sulle piccole e medie imprese del Lazio relativa al primo semestre 2013 ed alla previsioni relative al secondo semestre dell’anno presentata oggi presso la sede dell’Associazione insieme al direttore Antonio Zanetti (nella foto a destra). “L’instabilità politica sta determinando uno stop sia negli investimenti sia nella capacità di spesa delle famiglie, già ridotta a causa anche della precarietà del lavoro – ha aggiunto – ed è fondamentale, visto che probabilmente la crisi di Governo non ci sarà, mettere in piedi quelle due-tre cose in grado di andare alle elezioni e dare il via ad un Governo e non un governicchio che faccia le riforme necessarie per attirare investimenti”. A livello regionale, l’indagine compiuta su 350 imprese, mostra che nel corso del primo semestre 2013 il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi, pur restando negativo, ha registrato una certa attenuazione rispetto alla seconda parte del 2012. Un’attenuazione che si verifica grazie al robusto miglioramento delle opinioni sugli ordinativi ricevuto dal mercato estero, anche se purtroppo sul mercato nazionale la situazione resta negativa. Saldo negativo di opinioni a livello regionale anche sull’andamento del fatturato, mentre la caduta si arresta sulla produzione, con una riduzione invece delle imprese che hanno effettuato investimenti, destinata ad accentuarsi anche nel secondo semestre 2013 come indicato dalle previsioni espresse dagli imprenditori intervistati. “Rileviamo una preoccupante concentrazione di tutti gli indicatori sulla stazionarietà – ha spiegato il direttore Antonio Zanetti – e questo è un segnale negativo, in quanto fa capire che gli imprenditori non hanno certezze per il futuro e non se la sentono di rischiare. C’è poi un dato particolare che riguarda la nostra provincia rispetto al resto della regione, quello sulle previsioni relative all’occupazione. Solo il 2,6% degli imprenditori reatini ha dichiarato che assumerà contro il 44,8% della media regionale e questo dimostra, mentre gli altri indicatori ci vedono in linea con le medie regionali, che il nostro territorio sta attraversando un momento di particolare debolezza, anche dovuta al nostro sistema istituzionale locale”. In questo semestre, il principale problema che ha influenzato negativamente l’attività delle imprese resta il ritardo dei pagamenti da parte delle grandi imprese nel primo semestre 2013 (29,2% degli intervistati nella regione contro il 28,8% nel Reatino), seguito dall’insufficienza della domanda (27,2% a livello regionale, 22,7% a livello reatino), dal ritardo dei pagamenti della PA (17% a livello di media regionale, contro il 22,7% della media reatina) per quanto si registri, come segnalato da D’Onofrio, una positiva attività svolta dalla Regione Lazio nel procedere ai pagamenti dei propri debiti nei confronti delle imprese. Si segnalano anche quell’8,7% di imprenditori della regione che ha rilevato il problema dell’impossibilità di partecipare agli appalti ed un 7,5% degli imprenditori che hanno rilevato mancate concessioni o erogazioni del credito bancario. Tra gli “abbattitori di competitività”, le imprese hanno rilevato principalmente la forte pressione fiscale, il costo del lavoro, la complessità burocratico-normativa e il costo dei servizi (energia, trasporti, comunicazione, servizi professionali, ecc). Intervistati sul “come stia evolvendo la crisi dal loro punto di vista”, gli imprenditori hanno mostrato un forte pessimismo: ben il 64,8% delle imprese (era il 47,4% nel secondo semestre 2012) ha dichiarato di non intravvedere alcuna via d’uscita. Posto che il 20% ha dichiarato di essere a rischio chiusura permanendo l’attuale crisi economica, tra le azioni che le imprese intendono porre in essere per contrastare la crisi spiccano il taglio dei costi di gestione (29,3%), la creazione di nuovi prodotti e servizi (16,3%), il miglioramento della qualità del prodotto o servizio (13,4%), la riduzione del personale (12,7%) e l’avvio di attività sui mercati esteri (9,9%). Foto (archivio): RietiLife ©