Chicco Costini picchia duro sulla crisi di maggioranza. L’ex assessore comunale, molto attivo in questo primo anno di giunta Petrangeli negli attacchi alla maggioranza, espone la sua lettura dei motivi della crisi e chiama a raccolta il centrodestra. “La città ha perso un anno dietro lo scontro ideologico tra anime diverse della sinistra – scrive – Sarà compito del centrodestra (se ancora esiste) prendere atto che non sarà sufficiente rivendicare il fallimento dell’avversario, ma avere il coraggio e la forza di proporre un progetto serio e concreto per rilanciare lo sviluppo, senza personalismi, velleitarie ambizioni individuali, faciloneria demagogica”. Ricordiamo, per la cronaca, che il centrodestra ha amministrato la città nell’ultimo ventennio. Di seguito la nota integrale.
«I proverbi antichi hanno spesso ragione, e nel caso dell’amministrazione Petrangeli, e facile affermare “che alla fine tutti i nodi vengono al pettine”. Se non avessimo senso di responsabilità, potremmo oggi festeggiare, perché molte delle cose che avevamo denunciato dai primi mesi di amministrazione si sono rilevate esatte, dimostrando in modo plastico che la maggioranza nata alle ultime elezioni non aveva le caratteristiche per poter governare a lungo. Oggi siamo tutti in attesa della conferenza stampa del Sindaco, annunciata e poi rimandata, ma in realtà i comunicati del PD, partito di maggioranza relativa, e del Pdci, partito politicamente forte della maggioranza, hanno di fatto già dato il de profundis a questa consiliatura. Nella realtà ad una lettura non partigiana di quest’anno, tutto era abbastanza chiaro già dalla formazione della giunta, dalla scelta delle persone che avrebbero portato avanti il progetto Petrangeli. La maggioranza attuale è in realtà composta da due mondi non conciliabili tra loro, uniti, nella migliore tradizione della sinistra italiana, solo dall’essere contro, ma privi di una visione comune dello sviluppo della città. Da una parte i figli del ’68, i rivoluzionari nudi e puri, gli ambientalisti di città, determinati a concretizzare l’utopia di un modello di sviluppo figlio della cultura della decrescita felice, innamorati dei loro simboli, incapaci di leggere la città e la società nella sua complessità e dinamica, arrogantemente convinti di essere portatori della verità assoluta, privi della cultura del confronto; dall’altra il pragmatismo moderno di una sinistra riformista, figlia della sintesi tra culture diverse, preoccupata di tenere in se vecchi comunisti e imprenditori. In mezzo la città, impoverita, avvilita, ferma. In un anno tutto questo ha prodotto solo stasi e immagine. Devastati i servizi sociali in nome del pareggio di bilancio, nuovo totem della sinistra dei movimenti; appaltata la cultura alla Fondazione Varrone, in nome di un elitarismo anti popolare che ha visto preferire piazzetta san Giorgio a Teatro e, biblioteche e musei, il teatro sperimentale al teatro in vernacolo; bloccato lo sviluppo urbanistico, nel timore di essere accusati di speculazione e vicinanza agli imprenditori; umiliati i commercianti, visti come bottegai nemici dello sparuto gruppo di ambientalisti locali; titubanti sul Terminillo. In un anno messo in discussione e condannato non solo il ventennio di amministrazione comunale del centrodestra, ma anche i 20 anni di amministrazione di centrosinistra della provincia. Oggi, al di là di quanto dichiarerà il Sindaco Petrangeli, dobbiamo tristemente prendere atto che la città ha perso un anno dietro lo scontro ideologico tra anime diverse della sinistra, e che il tempo è finito. Per tutti. Sarà compito del centrodestra (se ancora esiste) prendere atto che non sarà sufficiente rivendicare il fallimento dell’avversario, ma avere il coraggio e la forza di proporre un progetto serio e concreto per rilanciare lo sviluppo, senza personalismi, velleitarie ambizioni individuali, faciloneria demagogica. Oggi gli elettori sono stanchi di tutti, non è più tempo per imbonitori e dilettanti allo sbaraglio, è necessario che torni la Politica». Foto: RietiLife ©