Nuovo intervento del Club Alpino Italiano sul tema del progetto Orlandi di sviluppo del Terminillo. Di seguito il testo integrale. In merito a quanto si legge in questi giorni sulla stampa locale relativamente al cosiddetto Progetto Orlandi per lo sviluppo “responsabile” del Terminillo che, in barba ad ogni buon senso, prevede nuovi impianti sciistici di collegamento, nuove strade di penetrazione in montagna, nuovi parcheggi, nuovi rifugi, a fronte di mille criticità ambientali ed economiche sottolineate da otto Associazioni no-profit e, vista la quantità di soldi pubblici che verrebbero oggi investiti (non dimentichiamo ciò che resta delle precedenti cattedrali nel deserto sul Terminillo spacciate anche allora per sviluppo: piscina, campo d’altura, illuminazione notturna di piste da fondo ecc), il CAI ribadisce con chiarezza quanto segue:
1)
Il Club Alpino Italiano (link www.cai.it) è un’associazione storica di volontari che non ha colori politici, non difende gli interessi particolari di nessuno e ha per scopo la pratica dell’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza, lo studio delle Montagne e la difesa del loro ambiente naturale (art. 1 dello Statuto). Inoltre, il CAI è anche un’associazione ambientalista ufficialmente riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente. Nelle sue attività dirette in montagna e nella promozione della frequentazione dell’ambiente montano, il CAI stabilisce, propone e rispetta ferree norme deontologiche e di autoregolamentazione per minimizzare l’impatto ambientale (www.cai-tam.it). Ci sembra che l’articolista di “Mondo Sabino” ignori tutto questo e faccia solo opera di disinformazione; il suo attacco al CAI è strumentale e dettato da altre ambizioni dichiarate, cioè gli affari.
2)
Sul Terminillo c’è spazio per investimenti mirati, efficienti e circoscritti per lo sci di pista, in particolare per sostituire gli impianti sciistici vetusti con altri nuovi. Ma non c’è spazio per “megaprogetti” di ampliamento del bacino sciistico con la costruzione di nuovi impianti perché questi saranno destinati a funzionare strutturalmente in perdita. Oltre ai costi ambientali, si sprecheranno soldi pubblici (in questo momento di crisi!) e si andrà probabilmente incontro a sanzioni europee che pagheremo noi contribuenti reatini e del Lazio.
3)
Del Progetto Orlandi non si conoscono con esattezza né i costi di realizzazione, né tantomeno quelli di gestione; il progetto, di cui i progettisti non offrono uno straccio di analisi di fattibilità economica, non è nemmeno lontanamente realizzabile con i soli 20 milioni di euro del finanziamento regionale. Pensare allo sviluppo economico del Terminillo investendo in modo praticamente esclusivo sugli impianti di sci è fuori tempo, è logica degli anni Sessanta del secolo scorso. Il CAI sono trent’anni che si batte su questo argomento non solo in Provincia di Rieti, e senza integralismi (http://www.loscarpone.cai.it/news/items/il-cai-e-i-nuovi-comprensori-sciistici-nelle-orobie.html).
4)
La recente campagna di Legambiente sulle Alpi è, a questo riguardo, significativa. Denuncia i vari interventi infrastrutturali ritenuti dannosi per l’ambiente come l’ampliamento di demani sciabili in Trentino. Ha assegnato ben 11 bandiere nere (e sole 7 verdi) a quei territori che a causa di una visione distorta della valorizzazione turistica del territorio montano favoriscono «la speculazione in nome del turismo e aprono alla cementificazione»
(www.lastampa.it/2013/07/25/edizioni/aosta/legambiente-denuncia-i-pirati-della-montagna; www.montagna.tv/cms/?p=49845). Altri modelli di sviluppo sono possibili e vincenti, come dimostra l’esperienza ormai pluriennale delle “Perle delle Alpi” (http://www.alpine-pearls.com/it/home.html) e come dimostrano le più vicine esperienze delle località appenniniche del Parco Nazionale D’Abruzzo.
Se i sostenitori del Progetto Orlandi sono così convinti che il piano di “rilancio” del Terminillo sia assolutamente ben fatto e nelle regole, perché temono le nostre domande, le nostre critiche e le nostre proposte con questi atteggiamenti scomposti e nervosi? Per parte nostra ribadiamo la richiesta di un tavolo tecnico con la Regione Lazio. Non ci occupiamo di politica. Certo è che siamo pronti come 7 anni fa a inviare una lettera alla Comunità Europea e ai Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente. Non per tutelare gli interessi di “qualcuno”, ma per tutelare le nostre montagne e coloro che ci vivono, ci lavorano e le frequentano 365 giorni all’anno, con rispetto e passione. E ribadiamo: le proposte concrete per uno sviluppo economico duraturo e non in perdita, con iniziative e interventi ecosostenibili, le abbiamo rese pubbliche.
Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO ©