L’assessore comunale al Bilancio, Marcello Degni, risponde alle critiche piovute nei giorni scorsi dal centrodestra e in particolare dal Pdl, che ha contestato all’amministrazione di non aver rispettato le promesse elettorali e di aver peggiorato i conti del Comune, fallendo così la propria missione.
Il nervosismo del centrodestra è comprensibile. Non solo abbiamo ricostruito analiticamente lo squilibrio finanziario ereditato, prodotto di anni di gestione dissennata e di cattiva amministrazione. Ma abbiamo individuato anche il percorso per uscire dall’angolo e rilanciare lo sviluppo della Città. I risultati di questo intenso lavoro si dispiegheranno pienamente nei prossimi giorni, con l’approvazione del bilancio di previsione per il triennio 2013-2015, del piano di rientro decennale (2013-2022) e della prima delibera di riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Lo squilibrio è stato messo a fuoco in questi mesi. C’è voluto del tempo perché molte cose erano occultate nelle pieghe della contabilità comunale, mescolate e confuse. Ma ora è stato messo tutto completamente a fuoco e, nel complesso, si avvicina ai 100 milioni di cui si è detto più volte. Si potrà dire che solo parte di questa somma è debito e che una parte è solo squilibrio. Ma tant’è. Il centrodestra ha consegnato un Comune, dopo 18 anni di governo, con uno squilibrio dei conti pari a circa 100 milioni di euro.
Passiamoli in rassegna. 20 milioni è il disavanzo di amministrazione al 31 dicembre del 2012. L’opposizione dice: la gestione di competenza del 2012 è negativa per 3,5 milioni, quella del 2011 è positiva per 4,5. A parte la paternità degli equilibri del 2012, già considerevolmente compromessi al momento del cambio di amministrazione, la differenza di segno del 2012 testimonia la volontà della giunta Petrangeli di non nascondere gli squilibri sotto il tappeto: abbiamo corretto in corso d’anno (con il bilancio di luglio e il riequilibrio di settembre) alcune poste sottostimate (come quelle relative ai consumi energetici) e soprattutto non abbiamo aumentato artificiosamente le entrate con accertamenti fittizi, che avrebbero equilibrato, ma solo formalmente, la gestione di competenza. La realtà è che il bilancio del Comune era giunto ad un punto di rottura insostenibile e il proseguimento dell’allegra gestione degli ultimi anni avrebbe portato ad un sicuro dissesto, con conseguenze negative per i cittadini, i dipendenti comunali e i numerosi creditori (cioè le molte aziende e imprese fornitrici di beni e servizi).
L’opposizione aggiunge: il disavanzo è drogato dalla cancellazione di residui attivi relativi alla 167 per 9 milioni, altrimenti sarebbero stati 11. Prendiamo atto quindi che anche il Consigliere Diana ammette che correttamente sono stati cancellati residui attivi insussistenti di parte corrente per 11 milioni, che non è una cifra insignificante per il bilancio di Rieti. Veniamo quindi ai residui attivi ex-167: nel 2008 sono stati effettuati accertamenti per piani di zona 167 per 3,1 milioni e nel 2009 per 7,2 milioni; pensavamo, come rilevato dalla Corte dei Conti, ad una errata imputazione nella parte corrente, anziché in quella capitale, per raggiungere l’equilibrio del bilancio che, altrimenti, avrebbe mostrato già allora disavanzi di amministrazione; ma la realtà è ancora più negativa: quegli accertamenti erano (salvo una piccola quota) completamente fittizi, tant’è che non è stata possibile alcuna reiscrizione nella parte capitale del bilancio 2013.
10 milioni sono i debiti fuori bilancio al 31 dicembre 2012, di cui 8 saranno riconosciuti dal Consiglio comunale nella prossima seduta e 2 successivamente, perché necessitano di ulteriori approfondimenti. L’opposizione in questo caso tende a scaricare la responsabilità sulla struttura amministrativa, come se questa avesse agito senza impulso del politica (che, anche in questo caso, francamente inimmaginabile, non certo avrebbe fatto una bella figura). Rispondiamo con un esempio: tra i debiti fuori bilancio ci sono i consumi energetici. Bisogna riconoscere 1,6 milioni di debiti verso Hera, gestore di salvaguardia, che non è stato mai pagato. Non sapeva nulla l’Assessore al Bilancio del 2011 che l’Enel aveva disdetto il contratto di fornitura con il Comune per morosità? Che in base alla legislazione vigente ci era assegnato Hera come gestore di salvaguardia ? Che tutto ciò costa al Comune il 30 per cento in più? Che non erano stati iscritti in bilancio gli stanziamenti relativi? Per questo, Consigliere Perelli, la gestione di competenza 2011 è in attivo, non era stata iscritta la luce elettrica tra le spese. Può essere questa una responsabilità solo amministrativa ?
Ai 30 milioni di debiti che vengono dal passato, dalla cattiva gestione politica e amministrativa, ormai certificati e definiti, si aggiungono circa 37 milioni di fatture passive sospese cui corrispondono impegni di spesa, e 5,2 milioni di debiti, sempre al 31 dicembre 2012, cui non corrisponde emissione di fattura. 42 milioni sono i debiti in bilancio. L’opposizione risponde: a fronte di questi debiti ci sono crediti corrispondenti. Una risposta che non può certo essere data alle decine di imprese che hanno svolto lavori o fornito servizi al comune, magari da qualche anno, ed ancora attendono di essere pagate. Abbiamo effettuato una analitica ricognizione delle posizioni debitorie, incontrato decine di imprese, riconciliato il debito, stabilito un piano di rientro. Siamo certi che il nostro lavoro sia stato apprezzato. Abbiamo mostrato di essere persone serie, che non nascondono l’effettiva situazione dei conti.
Perché si sono accumulati tanti debiti? La risposta è semplice: nel corso degli anni sono stati assunti impegni di spesa coperti con accertamenti aleatori, fittizi, di dubbia realizzabilità. Si è badato esclusivamente alla forma (e talvolta neanche a quella) senza considerare la sostanza: se un accertamento non si trasforma in incasso e resta residuo attivo, il bilancio è in equilibrio solo apparente, e la lista dei creditori si allunga, come è accaduto oltre ogni ragionevole misura. E’ questa una responsabilità interamente politica, che non ha saputo né voluto gestire la parte corrente del bilancio in modo equilibrato, compromettendolo strutturalmente. Lo abbiamo ripreso per i capelli.
Il creditore principale del Comune è ASM. Con fatica notevole, per il disordine in cui versava, abbiamo ricostruito con esattezza il quadro finanziario e contabile. L’opposizione dice: con noi il debito verso ASM era arrivato a 24,5 milioni, oggi è a 29,5. Se anche fossero veri questi numeri (e non lo sono) si tratterebbe di una ammissione di responsabilità enorme. In pratica l’opposizione ammette di avere prodotto un debito verso la propria azienda pari alla metà delle entrate correnti che il Comune incassa nel corso di un anno. Veramente una bella strategia. Che infatti si fondava su un atteggiamento assenteista del socio pubblico, prono ai voleri di quello privato che amministrava in piena autonomia (tutte le deleghe operative), senza alcun controllo da parte del Comune (patti parasociali scaduti), gonfiando i prezzi e violando la legge negli approvvigionamenti (acquisti senza gara). Sembra quasi intravedere un disegno tendente a favorire il socio privato (a partire dalla vendita delle azioni, cedute secondo la magistratura ad un terzo del valore e per questo sequestrate): far giungere l’indebitamento nei confronti del Comune ad un livello insostenibile per favorire una scalata del socio privato. Ma i cittadini hanno impedito con il voto questo disegno: la nuova amministrazione ha indirizzato ad ASM, nella seconda metà del 2012, circa 10 milioni di euro tra versamenti ed anticipazioni bancarie (e il flusso è continuato nel 2013) nonostante le difficoltà di bilancio; abbiamo riorganizzato la governance della società, con la nomina del nuovo Presidente e la selezione del nuovo Direttore, cui saranno affidate tutte le deleghe operative; ridurremo il CDA a 3 componenti. Il debito al 31 dicembre 2012, esclusa la “partita di giro” del TPL, si colloca intorno ai 20 milioni e su questa base è stata avviata una trattativa con il socio privato, per garantire la funzionalità aziendale (i lavoratori) e gli interessi del Comune, che vuole riprendere pienamente il proprio ruolo di socio di maggioranza.
Per finire gli ultimi due squilibri: uno scoperto di tesoreria incollato strutturalmente al massimo (intorno ai 10 milioni) e un ammontare cospicuo di risorse di parte capitale da ricostituire (intorno ai 15 milioni). Ed arriviamo così ai 97 milioni che con il prossimo Consiglio comunale saranno “consacrati” nel piano di rientro e cesseranno così di essere mere dichiarazioni giornalistiche. Man mano che, nel corso dello scorso anno, si delineava questo fosco scenario, cresceva la nostra preoccupazione e, nel contempo, la determinazione ad affrontare, in un arco pluriennale, lo squilibrio. Il decreto 174, a dicembre 2012 e il decreto 35, ad aprile 2013, hanno dato nuova linfa ai nostri sforzi. Con le risorse recate da questi provvedimenti, e il nostro sforzo di decisori responsabili (avanzo corrente, realizzato con aumento delle entrate e manovra sulla spesa; dismissioni immobiliari, recupero dell’evasione) si intravede la luce all’orizzonte. Dalle macerie ereditate si potrà ricostruire, più efficiente e funzionale, la casa comunale, che è un bene di tutti. Resterà un peso annuale di 4,7 milioni, pari alla somma delle rate che annualmente dovremo pagare per il rimborso delle anticipazioni ricevute comprese le rate dei mutui per opere pubbliche, con un controllo stringente da parte del Ministero dell’Interno per vigilare sull’attuazione del piano di rientro.
Oltre a ciò la nuova Amministrazione ha intenzione di intraprendere un’azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori che hanno messo in ginocchio la Città e che sono già stati segnalati alla Procura regionale della Corte dei Conti per danno erariale.
Il percorso è ormai segnato: la Giunta Petrangeli non ha fallito, cari esponenti dell’opposizione, ma ha imboccato la direzione del risanamento e si appresta a premere l’acceleratore dello sviluppo. Non vi resta… che piangere. Foto: RietiLife © 3 Giugno 2013