Continua il botta e risposta a mezzo social network tra il deputato Fabio Melilli e l’assessore comunale al Bilancio, Marcello Degni, sul tema dell’elezione del presidente della Repubblica. Qui pubblichiamo integralmente la conversazione, piuttosto pacata. L’assessore Degni ha postato la sua risposta direttamente su RietiLife. LEGGI
DEGNI
Caro Melilli, nel tweet riportato tra virgolette chiedevo una voce. E’ arrivata e sono contento di sapere che un grande elettore che conosco (la stessa cosa ho chiesto anche ad altri) non faccia parte dei franchi tiratori (che ahime ci sono stati, ben 101, e hanno creato gran danno al PD e soprattutto al paese). Per venire alle domande dell’on. Melilli, ai tempi del primo governo Prodi nel 1996 ero al Ministero del Tesoro e vissi direttamente quella straordinaria, lavorando con il Sottosegretario Giarda alla messa in sicurezza dei conti pubblici per consentire al nostro paese di portare il disavanzo sotto il 3 per cento per potere entrare nella moneta unica). Twitter non è più elitario di Facebook (sono anche su FB e se Melilli chiederà l’amicizia sarò felice di accettarla). Infine, in questo scambio, l’Assessore al Bilancio non c’entra nulla. Come è chiaro il messaggio era dell’elettore deluso e amareggiato (come tanti – troppi – altri) e non dell’amministratore e del civil servant. In ultimo, sono contento dell’invito a partecipare alle riunioni del Circolo PD di Rieti dove sarò lieto di illustrare e condividere le difficili azioni che stiamo portando avanti per risanare il bilancio comunale.
MELILLI
Marcello potrei cavarmela con una battuta dicendoti perché non l’hai chiesto pure a Pastorelli, però fammi dire qualcosa: quando Bersani ha candidato Marini, in 90 hanno detto pubblicamente di no, nell’urna Marini non l’hanno votato in duecento o giù di lì. Ecco, a me piacerebbe conoscere i nomi dei cento traditori di Marini e dei cento di Prodi. E lo dice uno che con Marini non si è trovato molto in sintonia. Tu critichi la dirigenza del PD ed hai molte ragioni. Mi stupisco però che in molti (direi in troppi) non distinguono l’elezione del Presidente della Repubblica dalla formazione del governo. Una domanda: ma se Prodi o Rodotà si fossero trovati di fronte una maggioranza PD PDL Scelta civica cosa avrebbero fatto? E se Marini avesse dovuto registrare una maggioranza PD M5S cosa avrebbe fatto se non incaricare chi di quella maggioranza era espressione? Se anche un prof autorevole come te si accalora nel tifo da stadio per un presidente di parte, allora vuol dire che siamo in ritardo rispetto alla costruzione di una repubblica Presidenziale. Se scegliere il Pres. Della Repubblica è questione di piazza allora è bene che lo scelga la gente, non trovi? P.S. Scusami per l’amicizia su Fb ma ho raggiunto da un pezzo i 5.000 amici. Mi Sa che dovrò fare un profilo bis.
DEGNI
Pastorelli non lo conosco. Sulla questione del presidente di parte. Il problema non sta tanto secondo me nella maggioranza con cui viene eletto (ovviamente più elevato è meglio è) ma della figura che si elegge. Napolitano la prima volta è stato eletto con un margine molto piccolo eppure è stato capace, nonostante qualcuno obiettò sulle sue origini, di rappresentare l’intera nazione. Il migliore Presidente per l’Italia oggi sarebbe stato sicuramente Prodi per standing internazionale e competenza economica (molto più di Marini, che pure è un fondatore del PD, ha una storia importante ed è anche simpatico). Concordo sui franchi tiratori, che sono “delinquenti politici” come è stato detto, sia in un caso che nell’altro. Se i dirigenti del PD avessero gestito meglio la situazione si sarebbe potuto eleggere Prodi (Rodotà era disposto a passare la mano e Prodi era nell’elenco dei 5 stelle). Eleggere Rodotà poi sarebbe stata una scelta comunque positiva. Perchè Rodotà sarebbe stato sicuramente un ottimo garante della costituzione (è i uno dei migliori giuristi che abbiamo) e poi in questo modo il PD sarebbe andato verso la più rilevante novità di queste elezioni, che ha raccolto milioni di consensi, pari a quelli del PDL (un presidente quindi espressione di un ampio schieramento). Non credo che il PDR debba essere eletto dal popolo. Potrebbe essere il veicolo di una deriva populista. La repubblica presidenziale o anche il semipresidenzialismo alla francese non si adattano all’Italia. Ma su questo si potrebbe organizzare un dibattito.
MELILLI
Marcello, quando le piazze partecipano all’elezione del presidente, diventa inevitabile, a prescindere dalle nostre opinioni. A presto. P.s. La prossima domanda fammela su fb così ti posso rispondere subito. Dimenticavo Marcello: Rodotà sarebbe stato un ottimo garante della costituzione, al pari di Marini e di Prodi. Poi per dirla tutta io non ho votato scheda bianca (non ho mai votato una scheda bianca in vita mia e non volevo iniziare adesso). Ho votato De Rita, illuminato pensatore e grande garante della forza delle autonomie e dei territori. Dell’economia locale e delle municipalità opposte al centralismo imperante soprattutto in economia. Ma ero minoranza… una delle rare volte che mi è capitato esserlo. Sulle derive populiste approfondiremo. A presto.
Foto: Emiliano GRILLOTTI © 28 Aprile 2013