(di Nazareno Orlandi) “Le emergenze sono gravi e dobbiamo risollevare questa Regione”. La responsabilità di un incarico così delicato, Fabio Refrigeri, alla “prima” da assessore regionale, la sente pulsare sottopelle. Cinque anni per cambiare il Lazio, e molti dei destini passano da lui. Infrastrutture, ambiente, casa: deleghe che scottano, di certo, ma anche onorano il sindaco uscente di Poggio Mirteto, che nella seduta di insediamento siede al fianco del collega di giunta Michele Civita, un posto più in là del vice Smeriglio e sulla stessa fila del presidente Zingaretti. Inno d’Italia, comincia la seduta, scattano in piedi gli assessori di una giunta tanto rosa quanto coraggiosa (in termini di scelte) e, sulla carta, competente. Refrigeri sembra teso, poi si scioglie e si concede anche a fotografi e telecamere, non più solo reatine ma anche regionali (“Chi è, chi è?”. “Ma come chi è, è Refrigeri, l’assessore”). Serve una scorza dura per reggere l’urto. “Abbiamo cominciato tagliando le direzioni regionali, dimezzando gli emolumenti e mettendo da parte le auto blu – rivendica lui – vogliamo dare risposte ai cittadini e non illudere nessuno”. Niente promesse irraggiungibili, solo pragmatismo. Estremo, coerente e consapevole pragmatismo. E impegno. Come predica Zingaretti nel discorso che Refrigeri ascolta passo dopo passo pur conoscendone e condividendone le pieghe anche più nascoste. Rieti attende risposte, da Refrigeri, e la Regione pure. Gatte da pelare ne avrà. Ma se non fallirà, l’ascesa politica di questo rampante amministratore venuto dalla Sabina e lanciato in orbita da quasi diecimila reatini potrebbe non conoscere limiti. Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © Roma, 25 Marzo 2013