Il 16 Luglio 2012 finiva in manette uno dei due rapinatori che nella sera dell’ 11 aprile 2012 sequestrarono, picchiarono, imbavagliarono e legarono il titolare della gioielleria di piazza dei Martiri della Libertà di Poggio Mirteto, costringendolo ad aprire il negozio, asportando, così, gioielli in oro per un valore di circa 70.000 euro. I carabinieri del Nucleo Investigativo del REPARTO OPERATIVO, arrestarono: S. D., romeno del 1986, senza fissa dimora. Le indagini dei Carabinieri ricostruirono l’iter criminis della vicenda, appurando che due rapinatori, verso le 20.00 dell’11 aprile, dopo aver atteso che P.A., titolare della gioielleria, chiudesse il negozio, lo pedinarono sino al luogo dove aveva parcheggiato la sua autovettura. Dopo che l’uomo era salito a bordo del mezzo, i due s’incappucciarono e lo costrinsero, sotto la minaccia di una pistola, a farli entrare. Uno si sedette al suo fianco, puntandogli l’arma da fuoco, l’altro occupò i sedili posteriori poggiandogli sul collo la lama di un coltello. Lo costrinsero a dirigersi fuori dal centro abitato e attesero con lui che la piazza si svuotasse. Vero le 22.00 gli ordinarono di dirigere l’auto verso la gioielleria e qui lo costrinsero ad aprire il negozio. Entrarono dentro, lo imbavagliarono, gli coprirono il volto con un cappuccio e gli legarono mani e piedi con del nastro isolante. Indisturbati svuotarono il negozio asportando gioielli in oro per un valore di 70.000 euro. Prima di andarsene lo colpirono senza motivo con dei pugni al volto. Il gioielliere dopo qualche minuto riuscì a liberarsi lanciando l’allarme sul 112. I Carabinieri del Reparto Operativo eseguirono un accurato sopralluogo alla ricerca di tracce biologiche e dattiloscopiche presenti sul luogo del reato e sull’autovettura. In particolare i carabinieri analizzarono il cappuccio che i rapinatori avevano posto sul volto della vittima. I Carabinieri della sezione scientifica del Reparto Operativo rilevarono sull’oggetto tracce biologiche che, analizzate dalla sezione biologica del R.I.S. di Roma, permisero di estrarre non solo il DNA della vittima, ma anche il profilo genetico di uno dei rapinatori.Nel corso delle investigazioni, tramite complesse attività tecniche, i Carabinieri individuarono uno dei due rapinatori: S. D.. Il sospettato fu pedinato ed i Carabinieri raccolsero, a sua insaputa, una cicca di sigaretta. Il reperto fu analizzato con esito positivo: i due profili genetici (quello sul mozzicone di sigarette e quello sul cappuccio) corrispondevano. Il GIP del Tribunale di Rieti spiccò un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti.
Nel corso della perquisizione domiciliare, eseguita durante la cattura, i carabinieri del Reparto Operativo rinvennero l’arma utilizzata per commettere il reato: una pistola soft air cal.45. Le indagini sono proseguite e i Carabinieri del Reparto Operativo sono riusciti a identificare anche il secondo rapinatore: C. L. F., romeno del 1985. L’uomo nei giorni successivi alla rapina aveva abbandonato il territorio nazionale, ed era fuggito in Romania. Malgrado ciò i Carabinieri hanno proseguito le ricerche riuscendo a individuare il suo profilo Facebook, dove l’uomo si era registrato con il nickname di “Enzo Recooba”.La foto apposta sul profilo è stata comparata, con esito positivo, con quella del cartellino segnaletico. Dal profilo i Carabinieri hanno individuato anche il suo attuale domicilio a Bucarest e la magistratura ha emesso nei suoi confronti un Mandato di Arresto Europeo. Nel profilo della fidanzata i Carabinieri hanno anche estratto alcune foto dove la donna sfoggiava un collier in oro bianco e giallo, riconosciuto dal gioielliere come provento della rapina. I dati rilevati nel corso delle indagini sono stati comunicati all’Interpool che nei giorni scorsi ha scovato e tratto in arresto il Romeno. Ieri sera l’uomo, scortato da personale dell’Interpool, è stato imbarcato a Bucarest e, all’aeroporto di Fiumicino, ad attenderlo c’erano gli investigatori del Reparto Operativo che gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Rieti. Copariu è stato poi tradotto al carcere di Rebibbia. (da comunicato stampa del Comando Provinciale dei Carabinieri) Foto (archivio): Carabinieri © 28 Febbraio 2013