Vi chiedo solo una cosa. Quando e se leggerete questo articolo cercate di farlo in maniera attenta e obiettiva, di comprendere al meglio quello che sto per scrivere e che, per molti versi, non rappresenterà solo il mio pensiero. Stavolta sono convinto che le discussioni e gli interventi saranno tantissimi e spero siano e rimangano nella norma. Come tutti saprete da l’altro ieri non si fa che parlare di Rieti, in tutta Italia ma anche all’estero, di un imprenditore, Flavio Di Vittorio, che dopo aver raccolto il suo appello, si è fatto carico di offrire un lavoro da segretaria nientemeno che ad Erika Di Nardo, la giovane di Novi Ligure che nel febbraio di 12 anni orsono insieme al suo ragazzo uccise con una vera e propria raffica di coltellate la madre ed il fratellino di 11 anni quasi come si fa con il maiale per farci i prosciutti e le salsicce. La storia, per chi come me l’ha seguita con tristezza e dolore, è stata una delle più brutte registrate nel nostro Paese e, a mio personalissimo giudizio, non appare chiarissima per come è andata. Credo sia inutile ripercorrere le tappe di questa vicenda, di questo omicidio così efferato che manco il più crudele dei nemici potrebbe architettare. Credo tuttavia sia necessario capire come si è arrivati a tanto. Ossia, ad avere a piede libero solo dopo pochi anni un’omicida che dopo un’intervista ad un noto quotidiano nazionale ha trovato lavoro! Incredibile, ma vero, verissimo. Una realtà che ha scatenato le ire comprensibili di chi da anni non riesce a trovare uno straccio di impiego nemmeno da laureato e con la fedina penale senza macchia. Ieri dopo aver appreso la notizia, anche all’interno del luogo dove svolgo la mia attività s’è scatenata una discussione accesissima che ha messo in evidenza come in questo Paese sia facile avere più attenzioni se delinqui che non in caso contrario. Questa cosa la ritengo una di quelle sceneggiate degne del miglior Mario Merola anche se i benpensanti e i falsi moralisti sosterebbero il contrario. Fermo restando che sono arciconvinto che chi sbaglia debba avere un’altra chanches ma nel caso in questione ci andrei con calma. Erika Di Nardo ha ammazzato con una crudeltà inenarrabile la donna che l’ha partorita e suo fratello. Erika Di Nardo, sembrava fosse pronta a “fare la festa” pure al padre se il suo fidanzato Omar gli avesse detto che lui non era disposto. Erika Di Nardo a 16 anni si è macchiata di un atroce delitto senza versare una lacrima. Per delitti simili, difficili da commentare, le pene sono molto pesanti ma in questo caso la giustizia italiana, secondo me, ha messo in mostra il suo lato peggiore, tanto che Erika adesso è una donna di 29 anni libera come il vento, libera così come lo fu quando decise di metter fine alla vita di sua madre e di suo fratello che, forse, avrebbero voluto continuare ad essere liberi anche loro. Troppo pochi gli anni di detenzione, e troppo poco il tempo perchè si tornasse a parlare di lei in modo così altisonante, teatrale e troppo rumoroso. Sono dell’avviso che queste persone vanno aiutate, vanno sostenute e rimesse all’aria aperta dopo un percorso lungo, un cammino durante il quale i soggetti interessati hanno ben presente ciò che hanno commesso e ciò che gli servirà per tornare a respirare un’aria diversa. In questo caso mi sembra che le tempistiche siano state troppo veloci ed è per questo che condanno in modo inequivocabile sia il comportamento di Erika che dell’imprenditore reatino. Mi spiego. Punto 1) Erika non avrebbe duvuto lasciare così presto il carcere; per un delitto del genere mi sarei aspettato minimo 20 anni. Punto 2) La signorina se voleva rimettersi in gioco e riprendersi la sua vita non avrebbe dovuto rivolgersi ad un giornale per “lamentare” il fatto che nessuno la voleva in quanto autrice di un doppio delitto ma avrebbe dovuto abbassare la testa e adattarsi ad ogni circostanza come stanno facendo numerosi giovani. Punto 3) Erika avrebbe dovuto rimanere in silenzio, penare come i cassintegrati e/o i disoccupati italiani e rimanere con la speraza di trovare un qualsiasi tipo di lavoro. Punto 4) La signorina Erika non si fatta scrupolo (forse non conosce la parola) circa le possibili reazioni di un popolo incazzato nero e di un esercito di gente che ha perso il lavoro e non ha un becco di un quattrino. Punto 5) Erika doveva essere consigliata meglio, semmai lo fosse stata. Sul Di Vittorio, che non conosco, voglio dire che anche lui avrebbe fatto meglio a stare zitto, di non dare interviste a Libero o intervenire a Mattino Cinque come fosse un eroe. Capisco il senso civico, capisco il voler aiutare il prossimo, ma capisco pure che le luci della ribalta sono importanti per tutti: sia per Erika, sia per Flavio Di Vittorio che non trova la mia approvazione riguardo il suo gesto. Se avesse voluto davvero aiutare la ragazza e ognuno è libero di fare ciò che vuole, si sarebbe dovuto attivare e rimanere nel più totale anonimato e non diventare una star, un uomo così buono e così premuroso al quale se gli fosse servita una segretaria avrebbe dovuto appendere un avviso in mezzo alla piazza anziché fare l’eroe in Tv. Adesso aspetto con ansia che Erika Di Nardo giunga a Rieti e venga assunta dal Di Vittorio in tempi brevi. Se così non accadesse allora vuol dire che avremo trovato due bei attori, due commedianti ai quali vanno fatti gli applausi. Conosco gente della stessa età della signorina Di Nardo che non riesce a trovare lavoro nemmeno come badante o come donna delle pulizie. Gente che ha dei figli, che ha una professione e che ha necessità inderogabili. Gente che non riesce a lavorare e che in qualche caso è stremata a livello mentale. Gente che, a Rieti in particolare, sta perdendo il lavoro a tempi da record la cui sorte a pochi interessa. Gente che non ha mai ucciso nessuno. (Nella foto, l’imprenditore Flavio Di Vittorio) Foto: RietiLife © 17 Gennaio 2013