Lo spettacolo Re Lear di William Shakespeare, in scena presso il teatro Flavio Vespasiano di Rieti il giorno 26 novembre 2012 alle ore 21.00, vede protagonisti nella regia Michele Placido e Francesco Manetti, in una veste insolita ma colma di grinta e passione dove il bene e il male si susseguono travolti dai meccanismi naturali dei processi metafisici. Siamo difronte alle leggi dell’universo che rendono l’uomo e la sua natura vulnerabili nelle loro certezze. Opera d’eccezione, facente parte di un calendario teatrale ideato e realizzato dall’ Assessorato al Turismo, Culture e Promozione del territorio della città di Rieti, per rendere questa città culturalmente attiva e all’avanguardia, con programmazioni che allieteranno i cittadini con spettacoli affascinanti. Michele Placido e Francesco Manetti ci spiegano, che all’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui. Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo. E con Lear è il mondo intero che va fuor di sesto, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione: resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere. Mentre il mondo cade in rovina e si distrugge, vediamo l’uomo al centro della scena, sempre e costante, che cerca attraverso le sue convinzioni di riqualificarsi e costituirsi come essere umano, nelle sue certezze di forza e eternità. Lo spettacolo ci fa assaporare la tragedia di Shakespeare proiettandoci verso una rappresentazione storica, che non ha tempo. Foto (archivio): Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © 21 Novembre 2012