Saranno ascoltati domani mattina dal gip il dirigente del settore finanziario del Comune, Antonio Preite, e l’ex rappresentante legale della “Carlo Latini & Associati” e attuale presidente dell’Asm, Carlo Latini, finiti giovedì scorso agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in peculato e falso ideologico. L’ipotesi, sulla base degli elementi raccolti dagli uomini della guardia di finanza e poi formalizzata nel provvedimento adottato dall’autorità giudiziaria, sarebbe da ricondurre a una consulenza per il controllo di gestione del Comune, per un costo di circa mezzo milione di euro, lavoro di consulenza in realtà mai espletato nonostante, si evinca dai documenti in possesso delle Fiamme Gialle, l’avvenuto pagamento del conto – negli anni dal 2002 al 2009 – alla società di Carlo Latini, prima, e alla “Brund up” (amministratore Massimo Morelli, cui è stato formalizzato il divieto di dimora a Rieti), dopo, con l’uscita dalla “Carlo Latini & Associati” dello stesso Latini passato alla Fondazione Flavio Vespasiano. La difesa rigetta l’impianto accusatorio sostenendo che quel lavoro di consulenza è stato regolarmente svolto e, soprattutto, l’ipotesi di concorso in peculato negando un accordo tra Preite e Latini diretto all’emissione di fatture per una consulenza mai svolta. Al di là dell’aspetto giudiziario della vicenda, su cui farà luce la magistratura, c’è un aspetto – che addensa gli interrogativi dei cittadini – di carattere politico perché, è il sentire comune, chi doveva controllare non lo ha fatto. Ma il nodo è anche un altro: perché affidare a una società privata il controllo di gestione dell’Ente quando Palazzo di Città ha personale in grado di espletare quel compito? Anche a questa domanda sta cercando di fornire una risposta la magistratura. Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © 12 Novembre 2012