-In Italia, buona parte della popolazione vive in aree a rischio sismico o idrogeologico, dove il 64 per cento degli edifici non è costruito secondo le norme antisismiche e dove sono morte oltre 145.000 persone nell’ultimo secolo a causa di una qualche calamità naturale. Negli ultimi novanta anni ci sono state in Italia 5.400 alluvioni e oltre 11.000 frane. Questi disastri sono costati negli ultimi venticinque anni oltre 120 miliardi di euro alla collettività. Sono numeri drammatici su cui è necessario riflettere-. A sostenerlo è Crescenzio Bastioni, responsabile del CER Protezione Civile di Rieti.-Al di là del prezzo pagato in termini di vite umane, un dramma sicuramente mitigabile attraverso un miglioramento della prevenzione, il vero problema di fondo è che lo Stato non è più in grado di sostenere le ingenti spese necessarie alla ricostruzione del tessuto sociale devastato da una calamità e quindi vi è la necessità, ormai urgente e non più rinviabile, di trovare delle soluzioni alternative che garantiscano in futuro la coesione sociale -. -Anche Rieti recentemente si è trovata a fare i conti con le calamità: in particolare i frequenti dissesti idrogeologici di cui soffre il territorio, hanno causato ingenti danni e procurato immensi disagi alla popolazione. Ultimi in ordine di tempo l’esondazione del fosso Corese nel 2009 e la recentissima alluvione che ha interessato l’abitato di Casette ed i dissesti e le frane avvenute a Cittaducale. In tutte le calamità citate, ben difficilmente i cittadini vedranno un qualche risarcimento dei danni subiti, dal momento che le casse della Regione Lazio sono esamine. In questo la Presidente Polverini è stata molto chiara: non ci sono i soldi, nonostante vi siano i presupposti per la dichiarazione dello “stato di calamità naturale”-. Allora che fare per non lasciare soli i cittadini di fronte al dramma? La Protezione Civile una proposta ce l’ha: – assicurare le abitazioni contro i danni da calamità naturale, non ce altra strada da poter percorrere – è l’idea che rilancia Bastioni – i cui costi saranno coperti dall’aliquota IMU versata all’erario. Lo Stato rinuncia alla quota del 5% dell’imposta sulla casa con il fine di garantire la copertura assicurativa ed il risarcimento del danno, con un tetto massimo prestabilito di 200 mila euro per singolo assicurato, che poi è una cifra congrua per la quasi totalità dei danni subiti da calamità. Parliamo di un gettito annuo garantito di circa 1,1 miliardi di euro a copertura dei danni che subiranno i cittadini. Lo Stato rinuncia al 5% dell’importo IMU, per contro avrà il vantaggio di non dover gravare sui cittadini con balzelli vari (tra cui l’odiosa accisa da calamità sui carburanti), inoltre, il fondo attivo di bilancio risultante a fine anno e non speso per il ristorno dei danni, potrà venir utilizzato per la messa in sicurezza del territorio e per la prevenzione sismica delle scuole, sollevando in questo lo Stato dal trovare ulteriori risorse e, non ultimo, vi sarà il grande vantaggio di un unico Ente dello Stato che gestirà il tutto, organizzato sulla falsariga dell’INAIL (l’Istituto assicurativo statale contro gli infortuni), ciò anche per evitare possibili speculazioni sulle disgrazie. Per i cittadini non ci saranno ulteriori carichi fiscali, visto che l’importo dell’IMU rimane invariata, inoltre vi sarà un celere iter burocratico per i rimborsi allorquando viene dichiarato “lo stato di calamità naturale”, e vi sarà la certezza – conclude il responsabile del CER – di veder messo in sicurezza, con un piano pluriennale, le criticità ambientali e le situazioni di maggior rischio presenti sul territorio, senza gravare con ulteriori tasse i già ampiamente vessati contribuenti -. Alla politica il compito di recepire la proposta. Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © 17 Settembre 2012