Pubblichiamo la relazione dell’Assessore alle Politiche Sociali Stefania Mariantoni.
Questa è un’occasione straordinaria per la città e questo settore. La Giunta esce dal palazzo e va nel luogo che più di ogni altro ha bisogno di essere riorganizzato. E’ questo il luogo in cui tutti i cittadini passano, prima o poi, perché è dove si svolgono i servizi che accompagnano la vita dei singoli, dagli asili nido alle scuole, dalle esigenze abitative alle case di riposo. E’ il settore delle politiche sociali che segue la crescita di ognuno, ne cura la qualità della vita e si coordina con le strutture sanitarie per quella famosa integrazione di cui tanto si parla. Da qui dovrebbe partire il motore del benessere sociale. Ci troviamo invece ad affrontare difficoltà e problematiche di antica origine e che stanno esplodendo in mano a questa amministrazione. Non si tratta solo del dissesto economico che abbiamo trovato ma in questo luogo quello che è più evidente è il dissesto tecnico-organizzativo che è palese e va dichiarato. Una struttura gigantesca nei compiti da assolvere ma di carta nell’organizzazione. Questo assessorato non ha goduto delle attenzioni che richiedeva e tutto è stato demandato ad un esercito di precari che hanno retto, finché hanno potuto e finché la situazione economica e legislativa ha permesso, i servizi essenziali, anche quelli che avrebbero dovuto essere nelle funzioni essenziali e proprie del settore stesso. Si è retto per anni con due assistenti sociali quando le linee guida ne prevedono almeno una ogni 5000 abitanti e anche la stessa Legge Forte, tanto contestata e limitante, ne ritiene necessarie almeno una ogni 10.000. Qui si è stati costantemente sottodimensionati, paradossalmente è la stessa situazione dell’ospedale. Sottodimensionamento che non è stato considerato sufficiente per consentire, circa un anno fa o due, la stabilizzazione di assistenti sociali dopo che è stato svolto un concorso regolare ma, nella scelta tra l’assunzione di tecnici del sociale e altre professionalità si è optato costantemente per questi ultimi. Sono stati stabilizzati LSU, assunti molti vigili urbani e garantite per decenni le borse lavoro, tutte azioni nobili, ma nel settore sociale nessuna attenzione. A questo si è aggiunta la svalutazione costante del lavoro degli operatori, chiamati formalmente a funzioni di segretariato sociale quando nei fatti svolgevano il servizio sociale professionale. Sono stufa di sentire lamentele sulla qualità e la professionalità di chi lavora qui dentro. Il personale non ce la fa più e se le lamentele più forti, quelle che fanno più rumore, sono quelle relative al fatto che non si danno più contributi a pioggia il disastro vero sta nella necessità di non poter garantire i servizi minimi per i cittadini, dalle prese in carico dei minori in affido ai servizi, ai minori non accompagnati, alle case famiglia, agli anziani o portatori di handicap che richiedono assistenza qualificata. Non sono i contributi economici i servizi minimi, di fatto per questi interventi stiamo prendendo accordi con il volontariato, con le parrocchie. Lasciamo fare a loro l’assistenzialismo puro, come diceva Don Paolo Blasetti l’altro giorno. Noi dobbiamo e vogliamo erogare servizi. Ogni giorno quando vengo al lavoro e ogni sera quando vado a letto mi chiedo come posso fare per aiutare i miei collaboratori a reggere il peso delle responsabilità. Me le sento tutte addosso io e non voglio che né il mio staff né i cittadini siano lasciati soli. Per questo ho chiesto questo incontro, per sentire che non siamo soli e che se serve l’impegno di tutti per andare avanti questo va dimostrato qui ed ora. E’ facile accusare coloro che stanno lavorando ma se non si riesce a dare risposte adeguate è perché in questo luogo (non oso neanche chiamarlo assessorato, non sembra, è solo un mega appartamento dove ognuno che viene ha la sensazione di essere a casa propria e dove piovono gli insulti e gli attacchi), in questo luogo non si è strutturato nel tempo nessun servizio, non esiste un servizio minori, un servizio migranti, uno specifico per la assistenza domiciliare. Non si è pensato a tutto questo e se non c’è organizzazione non si può andare da nessuna parte. Pensate a un assessorato ai lavori pubblici senza geometri o ingegneri o architetti. Noi ci troviamo così, con posti in pianta organica persi nel tempo, anche quando si poteva assumere. Non esiste una banca dati e la documentazione di ciò che si è fatto nel tempo è solo nella memoria del personale. Personale che se si perde, come con il precariato, comporta la perdita della storia dei servizi, con grave danno economico e dei cittadini. Nonostante tutto ho fiducia, profonda fiducia nel Sindaco e in questa giunta, sempre sensibile a queste tematiche, e nei miei collaboratori, pronti a lavorare oltre l’orario di lavoro, a rinunciare alle ferie per far fronte alle emergenze. Ma noi non possiamo lavorare sulle emergenze, non dobbiamo. Ho un sogno, un assessorato diverso non nel nome ma nei fatti, un settore nuovo. Un luogo nuovo, un luogo delle istituzioni, come sarà la nuova sede e una nuova organizzazione che faremo nonostante il blocco delle assunzioni e i freni economici. Lo faremo lo stesso e sarà il luogo di tutti i cittadini, il luogo dell’inclusione e della solidarietà ma non identificateci con l’assistenzialismo, per favore, non lo fate più. Non vogliamo e non dobbiamo. Aiutate Rieti a cambiare registro, non gridate allo scandalo quando si cominciano ad apportare cambiamenti o criteri. Dobbiamo farlo per salvarci dalla bancarotta e vogliamo farlo per dare un futuro ai cittadini, in particolare ai giovani. Il cambiamento è necessario e doveroso, tutti lo vogliono. Ma non possiamo pensare che a cambiare debbano sempre essere gli altri, che il sacrificio lo debbano fare gli altri. I sacrifici sono per tutti. Razionalizzare per garantire il necessario, questo deve essere il criterio. Il personale è con noi: stiamo cambiando un po’ tutto, dai vertici alle modalità di lavoro e di erogazione dei servizi. Abbiamo fatto accordi con il mondo associativo, dal primo ottobre anche la Mensa di S. Chiara sarà aperta tutti i giorni, stiamo organizzando il Banco Alimentare: per chi ne ha bisogno daremo pasti e prodotti, non ci sarò più il circuito dei buoni alimentari, di cui non si sapeva il destino. Abbiamo una coordinatrice volontaria per le associazioni e per l’assistenza scolastica, la Dottoressa Iraggi nota a molti genitori, e attraverso di lei, che conosce bene le situazioni dei bambini assicureremo a tutti gli studenti il sostegno che serve. Vogliamo rassicurare tutti i genitori, nessun bambino o ragazzo rimarrà a casa. Siamo fermamente convinti che la scuola sia il luogo dell’inclusione per eccellenza. Però abbiamo esigenza di razionalizzare, altrimenti a gennaio non ci sarà più assistenza per nessuno e questo non possiamo permettercelo. Analizzeremo caso per caso insieme alla équipe sanitaria e nessuno verrà lasciato solo.
Accanto a questi interventi abbiamo istituito tanti gruppi di lavoro, uno di orientamento al lavoro per i giovani, uno di studio sulle fragilità sociali e sanitarie, un altro sulle politiche giovanili e ancora sui migranti. L’Assessorato e il terzo settore insieme per far fronte alle esigenze dei cittadini. Per questo vi ringrazio nuovamente tutti, dell’ascolto e della presenza, ma ringrazio soprattutto il mio staff dipendente e non, i volontari che mi fanno sentire l’appoggio, i cittadini attenti e pieni di idee e proposte che vogliamo ascoltare ed accogliere. Con loro e per loro siamo qui. Foto: Itzel COSENTINO/Agenzia PRIMO PIANO © 10 Settembre 2012