LE OLIMPIADI VISTE DA STEFANO MARIANTONI

LONDRA – Spenti uno ad uno i duecentoquattro petali del braciere dello stadio di Stratford, ai 204 paesi partecipanti alla trentesima olimpiade non resta che contare il proprio bottino. Le medaglie arrivate e quelle mancate. Sorprese e delusioni, imprese e flop. L’Italia? Porta meno atleti, torna con una medaglia in più. E’ tenuta a galla, come spesso accade, dagli sport che torneremo a filarci tra quattro anni, quando serviranno a mantenerci nel GiOtto dello sport. Sport di combattimento e di armi soprattutto. Ma non solo. Ricordiamoci del bronzo di Marco Fontana, nei nostri zapping televisivi, quando incapperemo in una disciplina battezzata “minore”. Ricordiamoci dei suoi chilometri pedalati senza sella, in mountain bike. Non cambiamo canale così presto. Ripensiamo all’oro di Carlo Molfetta, che ha continuato a crederci. Alla compostezza gigante di Roberto Cammarelle, a cui un verdetto di parte ha negato l’oro nei supermassimi. Alla sua accettazione del torto subito, agli applausi al rivale, al suo orgoglio, durante la premiazione. L’intrusione televisiva del pallone con la Supercoppa italiana in versione pechinese durante la tregua olimpica è stata una nota stonata, un inciampo dello sport su se stesso. Un invito a rivedere le priorità del tifo. La lotta al doping intanto stravolge il podio del getto del peso femminile: beccata la bielorussa Ostapchuk, l’oro vola in Nuova Zelanda. E Schwazer? Ha confessato le sue fragilità. Aveva bisogno di pagare il prezzo di sbagli che non sono soltanto suoi. Sta pagando un conto fatto di umiliazioni e condanne. Ma non è rimasto solo. La marcia di Alex ha ripreso ad andare, nel momento stesso in cui ha ammesso di aver barato.  Foto: London2012.com © 14 Agosto 2012

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