LONDRA – Camminare sulla moquette di Casa Italia è un po’ come aggirarsi tra gli archi del Palazzo Vescovile pieno di peperoncini di ogni continente. Illuminazione tricolore soft, gente che si aggira con camminata patriottica in mezzo alle gigantografie dei campioni. Tutti a chiedersi quanto sarà costato. In questi tempi di cinghie strette. Perché davvero sarebbe stato difficile trovare una location più sontuosa del centro conferenze Queen Elizabeth II, con vista sull’abbazia di Westminster. Miracolo degli sponsor, del made in Italy che per non perdersi la vetrina dei cinque cerchi sbarca in Broad Sanctuary in pompa magna. E si mette in mostra. Chi vince una medaglia, la sera alle dieci, viene qui a festeggiarla dopo il video della propria impresa, innaffiando di prosecco le prime file dell’auditorium. Peppe Quintale intrattiene e presenta, di volta in volta, gli azzurri protagonisti dell’impresa e poi l’artista ospite. Come il dissacrante Paolo Cevoli, da Zelig, con il suo humor da romagnolo ruspante. Chi vince una medaglia mette una firma sulle polo tricolori di Armani. Il Coni, così, gonfia il petto e si fa bello. Londra intanto ci regala sprazzi di sole e folate di vento fresco che sei sempre lì a togliere e mettere la felpa. L’erba dei giardini pubblici, qui, si può calpestare. Ci si vive sopra. I pranzi take-away si consumano tra scoiattoli impavidi e gabbianelle. Sull’erba britannica si piantano i picchetti delle tende dei volontari che tengono duro: tra pochi giorni tireranno il fiato. Sui prati si aprono le sedie a sdraio per godersi in santa pace l’aria olimpica. Sarebbe bello, anche a Rieti, magari sulle rive del nostro Tamigi. Il verde, tra le curve del Velino, sarebbe dello stesso smeraldo. C’è sempre una panchina vuota, per chi ha i piedi stanchi. E Ilaria Salvatori, che stanca non era, su una panchina di Londra, aveva passato tutto il giovedì, a vedere vincere le sue compagne del dream team nella finale del fioretto a squadre. Vittorie di larga misura, come da pronostico, ma restando ai margini dell’impresa. Turno dopo turno. Assalto dopo assalto. Stoccata dopo stoccata. La Russia non ce la fa. Troppo forti le azzurre. Ilaria si scalda, ché per mettere al collo l’oro devi esserci stata, dentro la partita. Ed è bello così. Foto: Mariantoni © 3 Agosto 2012