Pubblichiamo il comunicato stampa della Guardia di Finanza.
La Guardia di Finanza di Rieti ha recentemente scoperto una evasione milionaria alle Imposte Dirette, all’IVA ed all’IRAP, ultimando una complessa verifica fiscale nei confronti di una società di capitali operante nel settore del commercio di autoveicoli. Complessivamente è stato accertato che la società, operante nella provincia di Roma, aveva omesso di dichiarare all’erario circa 10 milioni di euro di elementi positivi di reddito ai fini delle Imposte Dirette, quasi 3 milioni di euro di IVA e più di 400.000 euro di IRAP, risultando, tra l’altro, EVASORE TOTALE (quindi completamente sconosciuta al fisco) per gli anni 2006, 2007 e 2008. Particolarmente laborioso è stato il lavoro di ricostruzione del reddito occultato e delle imposte non versate al fisco. Infatti, i finanzieri hanno dovuto ricorrere a tutti gli strumenti d’indagine tipici della polizia economico-finanziaria con approfonditi accertamenti bancari, effettuazione di riscontri con utilizzo dell’ormai famoso Ser.P.I.Co. (una delle banche dati dell’Anagrafe Tributaria) e con una attenta osservazione ed investigazioni svolte sul territorio. Dall’accurata analisi di tutti i dati emersi si è riusciti a ricostruire il grosso giro d’affari, individuando anche tutte le imprese che nel tempo avevano intrattenuto rapporti economici con la società verificata. Tra l’altro, nel chiaro intento di frapporre ostacolo all’azione accertativa i responsabili della società operavano “ovviamente” in assenza di ogni benchè minima documentazione amministrativo-contabile. L’esistenza di detta società era emersa nell’ambito di altra attività di verifica svolta dagli stessi militari, nei confronti di una ditta individuale il cui titolare oltre ad essere anche in questo caso EVASORE TOTALE, era comparso come socio dell’impresa poi verificata. Nella sostanza, il socio ed amministratore della società, unitamente all’altro socio della stessa, avevano ceduto le quote sociali e l’amministrazione ad altri due soggetti, risultati poi delle “teste di legno”, irreperibili nonostante le capillari indagini estese dai finanzieri anche in altre Provincie. Nonostante la cessione delle quote e della rappresentanza legale, l’ex socio-amministratore aveva proseguito – di fatto – a gestire l’impresa, trattenendo in capo a se stesso il potere di firma su alcuni conti correnti della società, o addirittura continuando ad aprire a nome alla società altri c/c bancari. La complessa attività di servizio permetteva di accertare che la società si era resa responsabile, oltre che delle omesse dichiarazioni e versamenti delle imposte sia dirette (IRES) che indirette (IVA), anche del reato di fatture per operazioni inesistenti ammontanti ad oltre un milione di euro, pratica questa necessaria per la “frode carosello” in danno dell’Erario. Infatti la società è risultata essere una “cartiera” che faceva fittiziamente risultare l’effettuazione di acquisti comunitari di autoveicoli, quindi senza il pagamento diretto dell’IVA, per rivenderli contestualmente a società residenti nel territorio nazionale ad un prezzo, questa volta comprensivo di IVA, pari, se non inferiore, a quello d’acquisto determinando una notevole evasione di IVA e permettendo alle società acquirenti una elevata ed abusiva concorrenzialità nel mercato interno. Peraltro, al fine di dare una parvenza di regolarità alle operazioni commerciali poste in essere, la società, ovvero i suoi rappresentanti legali, avevano rilasciato agli acquirenti delle autocertificazioni nelle quali veniva falsamente attestato il versamento dell’IVA all’importazione, cosa mai realmente avvenuta. Sia l’amministratore di diritto che quello di fatto sono stati quindi denunciati alla Procura delle Repubblica di Rieti per reati fiscali e di falso in autocertificazione. Al termine dell’attività di verifica i militari hanno provveduto a segnalare alla competente Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate il “patrimonio aggredibile” per il soddisfacimento della pretesa tributaria. Considerato il particolare periodo di crisi economica che stiamo vivendo, questi tipi di illeciti, anche se spesso non sono percepiti dall’opinione pubblica come pericolosi, sono invece particolarmente subdoli in quanto, oltre a “dissanguare” le già esigue casse dell’erario statale, vanno a scapito degli imprenditori onesti (che hanno invece scelto di porsi dalla parte della legalità) e, alla fine falsano il mercato danneggiando l’economia e la collettività tutta. Foto (archivio): Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © 9 Luglio 2012