(a.l.) L’elettore reatino diserta (23,3% il partito degli astensionisti, di gran lunga il primo della città) ma se va a votare sostanzialmente non si sposta. Boccia però e sonoramente il governo cittadino uscente, affidando al centro destra schierato con l’assessore Antonio Perelli un impietoso 27,2%. Ciò nonostante il centro sinistra, candidato apertamente al rinnovamento, vince il primo turno ma non sfonda, con Simone Petrangeli che arriva al 42,95% (più o meno il risultato di Gaetano Papalia nel 2007 e di Andrea Ferroni nel 2002) e lì si ferma. La novità semmai è tutta nel 21,71% totalizzato da Silvio Gherardi, “nuovo” anche lui ma moderato, e con a bordo pezzi importanti del centro destra che ha amministrato la città negli ultimi dieci anni. Non fanno praticamente notizia – nonostante la generosità degli sforzi – i risultati di Antonio Emili (Destra), Paola Cuzzocrea (Rieti Virtuosa), Memmo Mareri (Nati per Rieti) e Alessio Angelucci (Rieti migliore), che non avendo superato il 3% non potranno neppure entrare in consiglio comunale. A questo punto però la città il 20 e 21 maggio sarà davvero davanti ad un bivio che non consente più varianti: o scegliere di voltare radicalmente pagina, come promette Simone Petrangeli e un centro sinistra dal 1994 in minoranza (l’opposizione è un’altra cosa), oppure provare la ricetta moderata di Antonio Perelli, che benché al governo cittadino da 10 anni promette di amministrare in modo nuovo. Sullo sfondo un Comune ridotto praticamente in macerie, con le casse peggio che vuote, debiti da far tremare i polsi, una pianta organica zeppa di “clientes” e una macchina affidata a tanti capi e capetti di se stessi con i quali il nuovo sindaco dovrà fare i conti. Foto: Emiliano GRILLOTTI © 10 Maggio 2012