PANICO INGIUSTIFICATO DA NEVE –
Una nevicata come non si ricordava da parecchi anni, che ha ricoperto Rieti di una coltre bianca spessa trenta centimetri, abbastanza per mandare in tilt la città, presa da un panico più emotivo che pratico. Uno stato che ha investito in pieno il primo cittadino, che ha disposto la chiusura delle scuole per ben cinque (cinque!) lunghi giorni, più altri due (oggi e domani) per l’annunciata nuova perturbazione di neve. Sorridevo, ieri, leggendo il post di un amico di Facebook, che, a proposito del provvedimento, scriveva: “ma nel Nord Europa gli studenti sono tutti analfabeti?“. Che c’entra, obietterà qualcuno, in quei Paesi lì con la neve sono abituati a convivere da sempre e, perciò, senza fatica, mentre da noi eventi atmosferici come quello che sta interessando l’Italia e il Reatino in particolare si verificano ogni 25-30 anni. Però viene anche da chiedersi cosa accadrebbe se il maltempo durasse, ahinoi, ancora per una o due settimane. Si continuerebbe a tenere le scuole chiuse a oltranza con le strade della città perfettamente percorribili? Va bene, ci sono studenti che arrivano dalle frazioni o da altri comuni, spesso aree di montagna, dove la neve ha creato certamente più disagi. Ma questa è una giustificazione che non tiene: le strade, subito dopo la nevicata della scorsa settimana, andavano sgomberate a dovere per consentire a tutti di muoversi in piena sicurezza per raggiungere posti di lavoro e scuole. Non è finita qui. Nel panico diffusosi per la nuova ondata di maltempo annunciata per questo fine settimana si è deciso, addirittura (stavolta si è mossa la Prefettura), di chiudere gli uffici pubblici, con i dipendenti a gioire insieme agli studenti. Tanto poi gli insegnanti e gli impiegati pubblici li paghiamo comunque, per lavorare come per starsene comodamente a casa. Viva la neve. Foto: Emiliano GRILLOTTI © 10 Febbraio 2012