IO POSSO FA’ TUTTO –
“Io posso fa’ tutto”, ruggisce Leoncini provando a convincere il cronista che sì, condannato è stato condannato “ma solo in primo grado”, e la sospensione dai pubblici uffici è stata a sua volta sospesa dal giudice. Dunque, anche con una condanna a 1 anno e 4 mesi per tentata concussione, poteva benissimo continuare a fare l’assessore comunale se solo il sindaco Emili, strano com’è, non l’avesse messo alla porta. Fosse per il suo avvocato, che ha letto le carte, potrebbe benissimo essere lui il prossimo sindaco. Dev’essere perché in un paese come l’Italia una condanna fa curriculum, specie se rimediata sul campo, un po’ come un master per un ricercatore. E a riprova di quanto impazzita sia ormai la maionese, Leoncini ha detto e ripetuto che era la legge stessa a consentirgli di continuare a fare l’assessore, come se ci volesse una legge apposta per scoraggiare un condannato a fare politica, e non soltanto un po’ di senso del pudore. Intendiamoci, Leoncini non è l’eccezione, è la regola. “Il governo, il parlamento, le Regioni, i comuni, sono pieni non di inquisiti ma di condannati che restano al loro posto e io mi dovrei dimettere?”. Senza dover arrivare fino a Roma, bastava che Leoncini si guardasse intorno ad ogni riunione di Giunta comunale, visto che uno dopo l’altro, come birilli al bowling, la Procura sta tirando giù assessori e funzionari. E’ dunque genuino quel suo “io posso fa’ tutto” e anche illuminante di come ormai è diventato questo Paese fino alla remota Rieti. Illuminante e inquietante: “Io posso fa’ tutto” è l’esatto contrario dell’I care di don Milani, di quel “mi importa”, “ho a cuore” che dovrebbe guidare amministratori e politici nella loro attività pubblica e privata e invece quando va bene è buono solo come slogan elettorale. Dopo però non ci lamentiamo se l’Italia va a ramengo: è che tutti hanno potuto far tutto. E così rischia di non salvarsi nessuno. Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO © 13 Novembre 2011