DOPPIO SALTO MORTALE –
Non fossero bastati i contorcimenti per trovare un candidato sindaco, ora al centro sinistra toccherà misurarsi sul doppio salto mortale per trovare anche un nuovo presidente della Provincia. Se, come sembra molto probabile, al crack del governo Berlusconi seguiranno le elezioni anticipate, dovremo preparaci all’idea di vedere Fabio Melilli migrare dalla poltrona rossa di Palazzo Dosi verso gli scranni di Palazzo Madama. Nel febbraio del 2008, quando sull’orlo del baratro c’erano Prodi e il governo di centro sinistra, Melilli fece la mossa di dimettersi ma poi ci ripensò. Stavolta le cose andranno diversamente. Buon per lui e per chi vuol rivedere Rieti sui banchi di centro sinistra del Parlamento (l’ultimo fu Pietro Italo Carotti, ma bisogna riandare all’altro secolo). Un po’ meno per chi si accontenterebbe di rivedere il centro sinistra alla guida del Comune, dopo il quasi ventennio di Cicchetti e Emili. Che piaccia o no a Paolo Tigli, protagonista nel week end di un furibondo scontro con il presidente Melilli, senza la sua stampella e quella della Provincia l’aggancio al Municipio si fa più problematico. Ma magari sarà l’occasione per svelare una volta per tutte la contraddizione che pesa da anni sul centro sinistra reatino: se cioè Melilli sia da considerare un padre nobile o un padre padrone. Insomma, se abbia sempre giocato per sé, come sussurranno in molti e in pubblico dice solo Tigli, o, al contrario, se da una carriera di lavoro e di successi politici abbiano tratto vantaggi tutti e se questo non meriti l’approdo finale in Parlamento, anche lì in nome e per conto dei reatini. Certo, il brusco anticipo di fine consiliatura in Provincia e proprio nei mesi duri della minacciata soppressione, danno la sgradevole idea di una fuga. Ma al democristianissimo Melilli stavolta tornerà utile il motto di Lenin: se non ora quando? Foto (archivio): Emiliano GRILLOTTI © 9 Novembre 2011